Il Rapporto

Bioeconomia, la nuova sponda del “Green New Deal”: al Sud vale 60 miliardi di euro

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Nel Mezzogiorno è significativa la crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Tra i vari settori dell’economia circolare presenti in queste terre, particolare rilievo assume la chimica verde. Forte la domanda di brevetti dalle nostre regioni meridionali.

Si definisce bioeconomia un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile, che parte dai materiali e le materie prime a disposizione del sistema, che non vanno degradati, ma sempre riutilizzati. Non esiste il rifiuto in quanto tale, ma solo prodotti e parti di prodotto che vanno reinseriti in nuovi cicli industriali.
Bioeconomia è un’economia che impiega le risorse biologiche, provenienti dalla terra e dal mare, come input per la produzione energetica, industriale, alimentare e mangimistica.

Nel Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, si mette nero su bianco che la bioeconomia delle regioni meridionali italiane doverbbe valere già oggi tra 50 e 60 miliardi di euro: “Nel Mezzogiorno è significativa la crescita delle fonti energetiche rinnovabili. Tra i vari settori dell’economia circolare presenti al Sud, particolare rilievo assume la chimica verde. Dal Mezzogiorno parte una forte domanda di brevetti nel settore della bioeconomia. Le imprese del biotech sono cresciute moltissimo nelle aree meridionali, +61,1%, rispetto a +34,5% su scala nazionale“.

Oggi si tende a considerare la bioeconomia come insieme di attività di produzione di cibo, bio-energia e bio-materiali, ovvero a tutte le attività che trasformano risorse biologiche. In molti casi, come nel settore forestale e in molti ambiti di attività di produzione di biomateriali, non sono implicati processi biotecnologici ma biofisici o biochimici.
Lo sviluppo tecnologico nel campo della trasformazione delle biomasse rende oggi possibile una varietà di scenari molto diversi tra di loro, il cui avverarsi dipenderà da come le tecnologie della bioeconomia saranno incorporate in regole, modelli organizzativi, politiche, infrastrutture, coordinamento tra imprese, schemi di comportamento individuali e collettivi.
Scenari basati sulle proiezioni degli attuali trend di crescita della popolazione e dei relativi consumi mostrano che nel prossimo futuro la competizione per l’uso del suolo, per l’acqua, per le risorse biologiche aumenterà.

Negli scenari più ottimistici le risorse biologiche – insieme alle energie alternative come il solare, l’energia eolica e l’idrogeno – potranno sostituire quasi completamente le risorse non rinnovabili ed essere la base per la creazione di nuovi settori produttivi. Gli scenari peggiori fanno prevedere un aumento dell’insicurezza, delle disuguaglianze, dei conflitti, e persino il collasso di molti sistemi socio-ecologici.

Secondo la Strategia Nazionale sulla Bioeconomia, ri-lanciata nel 2019, l’Italia si è posta un obiettivo molto sfidante: raggiungere entro il 2030 un aumento del 15% nella performance corrente della bioeconomia italiana, stimata nell’ultimo Rapporto Intesa Sanpaolo-Assobiotec in 328 miliardi di euro, con l’inclusione tra i settori analizzati della filiera del legno-arredo, del trattamento delle acque e dei rifiuti organici.