La protesta

Azzardo online, la battaglia parte dalla rete

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Oggi giornata di protesta virtuale contro il gioco d’azzardo online indetta dal Movimento No Slot. Massimiliano Dona: ‘Alla guerriglia social aderisce anche l’UNC’. Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente Eurodap: ‘Leggi più stringenti ma anche informazione nelle scuole e in famiglia’.

Il gioco d’azzardo online è un fenomeno sempre più dilagante e sempre più preoccupante. I dati sono sconfortanti e nella trappola ci finiscono non solo adulti ma tanti giovani e giovanissimi agevolati anche dalla semplicità con cui dal pc o dal telefonino, grazie alle diverse app, puoi accedere a servizi online di questo tipo

Sono ormai tanti, troppi, i ragazzini che con estrema facilità possono giocare d’azzardo.

Oggi 31 marzo il Movimento No Slot ha organizzato un evento di ‘guerriglia social’ per dire no al dilagarsi del gioco d’azzardo online. A lanciare questa giornata di protesta virtuale è il fondatore del Movimento No Slot Simone Feder, convinto del fatto che la battaglia contro la ludopatia vada condotta anche in rete, dove l’azzardo ormai dilaga.

L’invito è rivolto a tutti gli utenti social a pubblicare o condividere sulla propria bacheca un’immagine, una frase, una vignetta o uno slogan per dire no all’azzardo.

All’iniziativa ha aderito anche l’Unione Nazionale Consumatori. Il motivo lo spiega il Segretario generale, Massimiliano Dona: “Combattiamo il gioco online sul suo stesso terreno, aderendo alla guerriglia social indetta dal Movimento No Slot”.

L’avvocato Dona con la psicoterapeuta Paola Vinciguerra ha scritto sul tema il libro “Gioco d’azzardo Difendersi si può” (Minerva Edizioni).

“Da anni – afferma Dona – la nostra associazione è in prima linea nella lotta al gioco d’azzardo con campagne di comunicazione in cui si chiede una regolamentazione più stringente per il mercato dei giochi, dei concorsi a premio, delle lotterie e delle scommesse, con particolare attenzione all’invadenza pubblicitaria e a garantire il diritto per i consumatori di essere informati sulle reali possibilità di vincita”.

“Ma una riforma del settore – precisa Dona – non è sufficiente se non si combatte la ‘non cultura’ del gioco che si sta diffondendo soprattutto tra i più giovani attraverso spot che, puntando su testimonial simpatici e rassicuranti, incoraggiano le giocate, ma anche con programmi televisivi che in prima serata sembrano promuovere il gioco d’azzardo. Per non parlare, poi, di tutte quelle app con le slot machine destinate ai bambini, come se fosse la cosa più naturale del mondo!”

Paola Vinciguerra, psicoterapeuta e presidente dell’Eurodap (Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico), spiega a Key4biz: “Il famoso motto ‘panem et circenses’ ci ricorda che il gioco appartiene alla dimensione antica dell’essere umano. E’ in particolare nei momenti di crisi che si ricorre alla dea bendata, alla fortuna, quasi come un rito propiziatorio per abbassare il livello del disagio. Il problema è che oggi veniamo sottoposti a un bombardamento di stimoli che snaturalizzano il gioco e il comportamento che lo accompagna. Tutto il sistema è costruito per tirarti dentro, con il rischio di far entrare la persona coinvolta nella dimensione del patologico”.

Cosa fare allora?

 

“Penso che leggi più stringenti siano assolutamente necessarie, per contenere questo fenomeno che sta letteralmente invadendo le nostre vite, ma chiaramente bisogna anche lavorare sull’atteggiamento culturale”, commenta Vinciguerra.

Come? “Intanto intervenendo sulle scuole già dalla prima media ma anche e soprattutto sulle famiglie, non solo sui ragazzi. Mi è capitato di vedere famiglie che fanno grattare il ‘Gratta e Vinci’ ai figli piccoli, anche di soli tre anni, trasmettendogli pathos e attesa senza che il bambino sappia cosa sta realmente facendo ma già in grado di registrare perfettamente lo stato eccitatorio che viene trasmesso dai genitori e quello di delusione davanti alla perdita che viene ricompensato con l’acquisto di un altro biglietto”.

Per Vinciguerra, “Questo tipo di cultura e la pubblicità di questi giochi stanno purtroppo trasmettendo l’idea del gioco come opportunità lecita. Il gioco non è invece un’opportunità ma un’illusione che è un concetto molto diverso”.

“Quello che non deve passare – ribadisce Vinciguerra – è appunto l’immagine pubblicitaria che il gioco sia un’opportunità che possa cambiarti la vita, farti uscire dall’impasse. Questa è una cosa molto pericolosa ed è l’aspetto sul quale è necessario battersi”.

Dona conclude sottolineando che oggi “siamo chiamati a maggiore responsabilità per evitare che chi ancora gioca per diletto cada nella trappola del vizio e aiutare chi, purtroppo, ne è già vittima. Ma soprattutto non può passare il messaggio che ‘giocare è facile, vincere di più’, come recitava una pubblicità di qualche tempo fa, perché sappiamo bene che per ogni vincitore si contano innumerevoli sconfitti e dovremmo insegnare ai nostri figli che non sarà la dea bendata a cambiare la loro vita, ma i risultati si ottengono soltanto con fatica e sacrificio”.