Finestra sul mondo

Approvata la riforma fiscale Usa, Bruxelles chiede più informazioni alla Spagna sul caso Puigdemont, Brexit

di Agenzia Nova |

Poteri, economia, finanza e geopolitica nelle ultime 24 ore

Finestra sul mondo è una rubrica quotidiana con le notizie internazionali di Agenzia Nova pubblicate in collaborazione con Key4biz. Poteri, economia, finanza, lette in chiave di interdipendenza con un occhio alla geopolitica. Per consultare i numeri precedenti, clicca qui.

Usa, la Camera dei rappresentati approva provvedimento fiscale di tagli pari a 1.500 miliardi di dollari

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – La Camera dei rappresentanti statunitense ha approvato oggi il disegno di legge fiscale. Un provvedimento taglia le tasse per le grandi imprese e i piu’ benestanti, offrendo temporanee agevolazioni per la classe media e operaia. Lo riferisce il quotidiano “Washington Post”. Il varo del provvedimento e’ un successo del presidente Donald Trump e del presidente della Camera, Paul Ryan. L’obiettivo finale e’ un taglio delle tasse pari a 1.500 miliardi di dollari (1.270 miliardi di euro) entro la fine dell’anno. I deputati a favore sono stati 227, i contrari 205, ma 13 repubblicani hanno votato contro, cosi’ come tutto il Partito democratico. Ma il varo aggiunge pressioni sul Senato che sta lottando con defezioni tra i ranghi dei repubblicani. La maggioranza nella Camera Alta, infatti, non e’ altrettanto solida. I disegni di legge delle due Camere differiscono anche in maniera sostanziale e il percorso di armonizzazione potrebbe scatenare dure negoziazioni nel Partito repubblicano. Trump, intanto ha ringraziato i leader del Partito, si e’ detto ottimista sul voto al Senato e ha li ha sollecitati a lavorare alla riforma del welfare come prossimo passo.

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Peru’, il peso della qualificazione ai mondiali sulla politica nazionale

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – Quanto puo’ incidere la qualificazione del Peru’ ai campionati del mondo di calcio sulle sorti politiche del presidente Pedro Pablo Kuzcynski? E’ quanto si chiede il quotidiano “El Comercio” in un articolo che muove dalla piu’ che celebrata vittoria ottenuta contro la Nuova Zelanda e che riporta la nazionale biancorossa ai mondiali dopo 35 ani di assenza. Il capo di Stato e’ uno di quelli che maggiormente si e’ “identificato” con la squadra diretta dall’argentino Ricardo Gareca. Sin dal suo insediamento, nel 2016, Kuzcynski ha preso le parti dell’allenatore, presentandosi alla vigilia di tutti gli incontri chiave negli spogliatoi della nazionale. Nelle prossime settimane “si parlera’ solo di calcio” osserva l’analista e direttore dell’osservatorio Vox Populi Luis Benavente spiegando che tutti i temi congiunturali, politici e sociali, potrebbero finire in secondo piano. Se non avesse staccato il biglietto per la Russia, sarebbe stato un “disastro nazionale” dice Benavente segnalando che la vittoria finisce per esaltare l’indiscutibile trasporto messo da “Ppk” nell’impresa. “Una cosa che non si puo’ discutere e’ che il presidente sia stato un tifoso di questa nazionale. Si puo’ essere in disaccordo con molti punti della sua gestione, ma nel caso dello sport, del calcio e dell’andata in Russia, il capo di stato ha sempre avuto una linea di appoggio e coerenza”, sottolinea l’analista. Certo, la “cortina di fumo” dell’entusiasmo deve coprire bene le non poche grane che deve sopportare il presidente. Su tutte, quelle nate dalle rivelazioni di Marcelo Odebrecht, l’ex dirigente della omonima impresa di costruzioni brasiliana invischiata in processi per corruzione in tutta l’America latina. la settimana scorsa i magistrati peruviani sono andati a sentirlo e le indiscrezioni rivelate dalla testata parlano di accuse non secondarie all’indirizzo dell’attuale capo di Stato. Prima di assumere la guida del paese, Kuczynski avrebbe a vario titolo interceduto per consentire alla sigla brasiliana di ottenere appalti in cambio di tangenti.

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Catalogna, Bruxelles chiede piu’ informazioni alla Spagna sul caso Puigdemont

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – Il procuratore belga Jean Marc Meilleur ha chiesto maggiori informazioni alle autorita’ spagnole in merito alla richiesta di estradizione dell’ex governatore della Catalogna, Carles Puidgemont. “Considerata la qualita’ delle persone coinvolte e il particolare contesto in cui si sono svolti i fatti per i quali viene richiesta l’estradizione, e’ chiaro che verra’ data particolare importanza alla questione dell’estradizione che potrebbe costituire o meno una violazione dei diritti fondamentali delle persone coinvolte”, recita la richiesta di Meilleur. In vista della dichiarazione dei cinque ex esponenti del governo e della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, Meritxell Borras, Antoni Comin, Clara Ponsati e Meritxell Serret, tutti accusati di ribellione, sedizione e appropriazione indebita di fondi pubblici, la difesa richiede garanzie alla Spagna sulle condizioni di detenzione e sull’applicazione di un processo equo. “Basarsi solo su una fiducia reciproca non e’ sufficiente in questa procedura”, ha proseguito il pubblico ministero, che mette cosi’ in discussione l’intero sistema giudiziario e carcerario spagnolo. Intanto il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy terra’ oggi un incontro bilaterale con il primo ministro belga Charles Michel per confrontarsi sulla situazione politica in Catalogna e, ufficialmente, per discutere della candidatura del Belgio nell’ambito dell’Europol. Per ora, secondo quanto riferito dalla stampa spagnola, si sa che Puigdemont verra’ detenuto nel carcere di Estremera, a 70 chilometri da Madrid, in una cella di 11 metri quadri con bagno e doccia, e avra’ diritto a dieci telefonate a settimana. Questo se il Belgio dovesse decidere di accettare l’estradizione richiesta dalla Spagna. Nel carcere di Estremera si trovano anche altri ex consiglieri e il vicepresidente della Generalitat Oriol Junqueras.

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La Gran Bretagna pronta a trattare “punto per punto” con l’Ue sul conto della Brexit

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – La trattativa tra la Gran Bretagna e l’Unione europea sul costo della Brexit sta per entrare nel vivo: lo scrive il quotidiano “The Financial Times”, secondo cui i negoziatori britannici avrebbero fatto capire alla controparte europea di esser pronti a esaminare “punto per punto” il conto del divorzio rivendicato dall’Ue. La possibilita’ che le trattative sui futuri rapporti dopo l’uscita della Gran Bretagna facciano dei passi avanti, nel corso del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Ue che si terra’ a Bruxelles il 15-16 dicembre prossimo, e’ legata appunto all’eventuale accordo sulla somma che, secondo gli europei, i britannici dovrebbero versare a compensazione: al momento c’e’ un enorme differenza tra i 20 miliardi di euro offerti dalla premier Theresa May lo scorso mese di settembre nella sua visita a Firenze e i 60-100 miliardi chiesti dalla Commissione europea; esaminando “voce per voce” il conto presentato dagli europei, secondo il “Financial Times” i negoziatori britannici sperano di ridurre il conto totale a soli 32 miliardi. Intanto pero’ ieri giovedi’ 16 novembre il ministro per la Brexit, David Davis, ha apertamente chiesto alla May di non fare alcuna concessione sui soldi da versare per il costo del divorzio prima del cruciale vertice di dicembre: secondo lui, l’ammontare esatto di quel contributo sarebbe l’unica arma concreta in mano alla Gran Bretagna sul tavolo dei negoziati per il futuro dei rapporti commerciali con l’Ue; la dichiarazione di David Davis arriva nel momento in cui si stanno diventando sempre piu’ forti le pressioni europee perche’ i britannici facciano promesse “concrete” su quanto intendono pagare per il costo della Brexit. D’altro canto Davis ha fatto appello ai paesi europei perche’ “non mettano la politica al di sopra della prosperita’”: secondo il ministro per la Brexit, l’Ue non dovrebbe assumere posizioni “punitive” nei confronti del Regno Unito per la sua uscita dall’Unione, perche’ questo danneggerebbe anche le economie europee; sarebbe meglio per loro, sostiene Davis, mantenere anche in futuro rapporti commerciali fruttuosi con un “buon partner” come la Gran Bretagna.

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Libano, il ruolo della Francia nella crisi aperta dopo le dimissioni di Hariri

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” di oggi apre con la crisi seguita alle dimissioni dell’ormai ex premier libanese Hariri e il ruolo svolto dalla Francia nel contesto regionale. Giovedi’ mattina il ministro francese degli affari esteri, Jean-Yves Le Drian, ha annunciato da Riad che Hariri si rechera’ a Parigi con la sua famiglia. Anche se ancora non e’ stata annunciata ufficialmente la data, l’ex Primo ministro dovrebbe essere in Francia gia’ da sabato. “La crisi e’ stata contenuta ma restano da trattare le radici” afferma il quotidiano, aggiungendo che “la determinazione francese ha pagato”. Il presidente Macron ha avuto due colloqui telefonici con il principe saudita Ben Salman e, secondo fonti dell’Eliseo, i due “hanno anche comunicato per Sms”. Con questa mossa Macron ha “offerto una porta di uscita al principe ereditario”, anche se i sauditi restano su una posizione “dura contro l’Iran e gli Hezbollah”. “La Francia conta di portare il suo alleato saudita a una visione meno negativa, ma Riad pensa di “essere stata tradita in Libano” scrive “Le Figaro”, secondo il quale l’Arabia Saudita ” ha dato l’impressione di maltrattare il suo alleato”. Il Comitato anticorruzione ha accusato Hariri di essersi “copiosamente ingrassato in Arabia” visto che e’ entrato in affari con il magnate Bakr ben Laden e il principe Abdel Aziz ben Fahd. “Hariri ha la nazionalita’ saudita e per questo e’ stato trattato come i principi sauditi corrotti” afferma un uomo d’affari a Riad citato dal quotidiano, facendo riferimento agli arresti nella famiglia reali avvenuti alcuni giorni fa.

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Francia, i futuri impegni di Castaner alla guida di En Marche

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – “Les Echos” parla delle prossime sfide che dovra’ affrontare Christophe Castaner una volta che diventera’ delegato generale della Re’publique en Marche, il partito del presidente Macron. Sabato si terra’ a Lione il primo congresso della formazione politica, durante il quale Castaner ricevera’ la sua nomina. Durante la serata verranno anche eletti i membri del comitato politico. Tra i “cantieri” c’e’ quello riguardante la partecipazione degli iscritti, che dovranno impegnarsi in prima persona all’interno del partito. A questo si aggiunge poi l’organizzazione delle prossime elezioni municipali del 2020. Un compito “titanico” che dovra’ designare i futuri candidati e delineare una linea politica comune. Quello che inizialmente e’ nato come un movimento adesso dovra’ agire come un vero partito, adottando un “corpus ideologico” sul quale costruire una linea politica. In questo quadro, Castaner dovra’ riuscire a non cadere nella divisione destra-sinistra fino ad oggi accuratamente evitata. “En Marche” e’ come un campione olimpico che non si e’ mai ripreso” afferma uno dei membri al quotidiano, facendo riferimento all’incapacita’ di riorganizzarsi dopo la vittoria alle elezioni presidenziali.

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Studio Bertelsmann, l’Europa e’ un po’ piu’ equa

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – Secondo uno studio realizzato dalla Fondazione Bertelsmann, l’Europa e’ diventata socialmente piu’ equa dopo aver superato la crisi economica e finanziaria. “Nella grande maggioranza degli Stati membri della Ue, si registra una tendenza al rialzo della giustizia sociale dopo anni di ribasso”, si legge nel documento. I mercati del lavoro si sono ripresi, e il rischio di poverta’ e’ calato quasi ovunque. In molte aree l’istruzione, la salute e la giustizia intergenerazionale sono cresciute. Tuttavia, esiste ancora un forte divario tra Nord e Sud. Ai primi tre posti della classifica ci sono Danimarca, Svezia e Finlandia. La Germania si aggiudica il settimo posto. I dati sulla disoccupazione sono migliorati in 26 dei 28 paesi dell’Unione, “ma la ripresa in termini di giustizia sociale funziona a due velocita’”, sostengono i ricercatori. In particolare, nell’Europa meridionale, bambini e giovani continuano a essere colpiti in modo sproporzionato dalla poverta’ e dall’esclusione. In Germania i piu’ vulnerabili sono gli anziani. Complessivamente il tasso medio di disoccupazione nella Ue nel 2016 e’ sceso all’8,7 per cento dall’11 del 2013. Ancora 117,5 milioni di persone sono esposte al rischio di poverta’ ed esclusione sociale, specie in Grecia, Spagna e Italia.

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Migrazioni, le quote fisse per i rifugiati non sono in vista

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – Quasi nessun argomento ha diviso l’Unione Europea negli ultimi anni come la ridistribuzione dei rifugiati. La Commissione europea, il governo federale tedesco e molti altri paesi dell’Unione insistono circa l’esigenza di ridistribuire i richiedenti asilo a tutti gli Stati della Ue attraverso una quota vincolante; i governi dell’Europa orientale, d’altra parte, combattono con decisione questa ipotesi. Questa aspra disputa si e’ gia’ trascinata per oltre due anni. Entro la meta’ dell’anno prossimo, i capi di Stato e di governo giungeranno finalmente a un accordo, ha affermato il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. E’ sempre piu’ improbabile, pero’, che l’accordo preveda quote vincolanti per tutti i paesi Ue. L’unica via possibile per archiviare la questione pare la definizione di un sistema di quote volontarie. Del resto, il dibattito sulle ridistribuzioni ha creato all’Unione danni politici non trascurabili “Non solo ha appesantito la coesione nell’Unione europea, ma da’ anche piu’ spazio ai populisti”, ha avvertito Tusk. Il cancelliere tedesco Angela Merkel e i suoi colleghi discuteranno la delicata questione durante il vertice in programma per meta’ dicembre, ma non prenderanno ancora nessuna decisione. La Polonia e l’Ungheria continuano a rifiutare categoricamente di impegnarsi nel ricevere i richiedenti asilo dall’Italia o dalla Grecia. Anche la Repubblica ceca e la Slovacchia esprimono una posizione contraria, ma di recente sono parsi piu’ disponibili a scendere a compromessi. La riforma delle cosiddette regole di Dublino e’ uno dei nodi cruciali della politica migratoria europea. Finora la Germania ha insistito sul fatto che tutti i Paesi debbano accogliere almeno alcuni rifugiati, ma non e’ ancora chiaro come si posizionera’ in futuro il governo federale. Il ministero federale dell’Interno ha semplicemente espresso il proprio sostegno ad “un meccanismo di distribuzione solidale per coloro che cercano protezione”. Anche in Italia, il paese piu’ esposto alle migrazioni dall’Africa, il dibattito e’ osservato con preoccupazione e la sensazione che l’Ue abbia lasciato il paese a se stesso. Secondo i diplomatici della Ue, il governo di Roma deve essere placato con aiuti finanziari: gli altri Stati dovrebbero promettere nei prossimi negoziati di sostenere l’Italia nella politica di migrazione anche attingendo al bilancio dell’Unione a lungo termine.

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Gli investitori fanno causa a Monte dei Paschi per le obbligazioni cancellate

17 nov 11:00 – (Agenzia Nova) – Un gruppo di investitori internazionali ha annunciato di aver fatto causa alla banca Monte dei Paschi di Siena (MPS) per contestare l’azzeramento delle obbligazoni annunciato nel quadro della ricapitalizzazione sostenuta dallo Stato italiano: lo riferisce oggi venerdi’ 17 novembre il quotidiano britannico “The Financial Times”, spiegando che ad essere preso di mira e’ l’azzeramento delle obbligazioni emesse nel 2008 con scadenza 2099 previsto dall’accordo con la Commissione europea che ha permesso alle autorita’ italiane di iniettare nuovi capitali in MPS. Lo studio legale Bouchoms and Braesch che rappresenta i ricorrenti ha chiesto alla corte di Lussemburgo di dichiarare “illegale” la decisione presa sulle obbligazioni in questione; in alternativa, i ricorrenti chiedono danni per un miliardo di euro. La denuncia riguarda anche le banche internazionali Mitsubish e JPMorgan che curarono l’emissione di quelle obbligazioni; e un portavoce dello studio legale ha preannunciato nei prossimi giorni anche una causa contro la stessa Commissione europea. Per il momento l’identita’ di questi investitori e’ ignota; ma il “Financial Times” fa notare che sono sempre di piu’ i possessori di obbligazioni di banche europee che stano facendo ricorso ad azioni legali dopo che i loro investimenti sono stati svalutati o interamente azzerati nel corso del salvataggio degli istituti di credito e cita in particolare i casi del Novo Banco in Portogallo e del Banco Popular in Spagna. Dopo che l’Unione Europea nel 2014 ha deciso di consentire alle autorita’ bancarie di imporre ai creditori di partecipare alle perdite degli istituti di credito in difficolta’, il quotidiano britannico sottolinea la crescente insoddisfazione degli investitori per la mancata applicazione di regole uniformi e per i poteri discrezionali utilizzati da Bruxelles nelle procedure di fallimento delle diverse banche. In questo momento i possibili effetti di questa diatriba investono in particolare alcune banche italiane, come la genovese Carige o il Credito Valtellinese, a cui le autorita’ bancarie europee hanno imposto dei problematici aumenti di capitale per fare fronte al monte di crediti deteriorati inscritti nei loro bilanci: una imposizione contestata anche dai banchieri e dal governo italiano.

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