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Apple. iOS, OS X: la rivoluzione alla WWDC

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Diverse novità in casa Apple Cupertino per quanto riguarda l'unione dei suoi ecosistemi, iOS e OS X e la transizione dai processori Intel ai SoC ARM autoprodotti, con il nome di Apple Silicon.

Le rivoluzioni capitano quando meno te lo aspetti, o non sarebbero tali; un cambiamento radicale annunciato con troppo anticipo permette di adattarsi, prendere le misure, fare preparativi. Ma anche quando le sorprese sono già note – è stato così per le novità  appena annunciate da Apple alla WWDC, l’annuale conferenza rivolta ai suoi sviluppatori – può capitare benissimo di rimanere impressionati.

Le novità di Apple

Vedere “bombe” come il maggior redesign da molto tempo a questa parte sui Mac, insieme all’annuncio dell’abbandono degli storici processori Intel, snocciolate l’una dopo l’altra in un palcoscenico che di solito attira le attenzioni degli insider e non quelle del grande pubblico, è certo diverso da cercare le conferme dei pettegolezzi della vigilia.

Già, perché in una sola occasione Cupertino ha fatto sapere i suoi veri piani per un’ipotetica unione dei suoi ecosistemi, iOS e OS X – possibilità più volte negata in passato, anche in modi eclatanti – e ha annunciato la transizione dai processori Intel ai SoC ARM autoprodotti, con il nome di Apple Silicon. Innovazioni che forse colpiscono l’immaginario meno di un nuovo iPhone, ma che hanno implicazioni ben più dirompenti (a proposito, il modello 5G è in arrivo in autunno: è un ottimo momento per cominciare a cercare su SOStariffe.it le offerte più vantaggiose per la telefonia mobile in grado di supportare il nuovo protocollo).

I nuovi iOS, OS X e Watch OS

Gli annunci dei nuovi sistemi operativi che verranno rilasciati in via ufficiale nel prossimo autunno sono il piatto forte della WWDC da anni, e anche questa volta è andata così, malgrado l’appuntamento sia stato – causa pandemia, ancora pienamente in corso negli Stati Uniti – esclusivamente online, in diretta dall’Apple Park. A parte i soliti miglioramenti più o meno rilevanti di iOS (e iPad OS), dall’audio spaziale per gli AirPods Pro al riconoscimento della scrittura effettuata sul tablet con l’Apple Pencil grazie a Scribble, il primo cambiamento epocale è, di fatto, una resa di Apple: i widget, né più né meno quelli che ogni utente Android conosce molto bene, dopo anni di resistenze arrivano su iPhone e iPad.

Ma la sorpresa più grande è arrivata da Big Sur, la nuova versione di OS X, che rappresenta il maggior redesign dell’interfaccia da più di dieci anni a questa parte: ed è evidente che l’ispirazione arriva proprio dai dispositivi per la telefonia mobile e dai tablet di Apple, dalle icone alle finestre, passando per il nuovo centro di controllo. Tutto è cambiato, e allo stesso tempo più familiare, perché gli automatismi sono quelli che ogni utente di iPhone e iPad conosce bene da anni. Insomma, l’obiettivo è rendere sempre più simile l’esperienza d’uso tra i vari prodotti dell’ecosistema Apple.

Le app per iOS diventano native anche per OS X

A questo proposito, Craig Federighi – vicepresidente senior del software di Apple e “uomo immagine” noto per la sua innata simpatia e presenza sul palco – un paio d’anni fa iniziò una presentazione con una slide: c’era un gigantesco “NO”. Era la risposta alla domanda che tutti facevano, e che presumibilmente continueranno a fare anche alla luce delle ultime novità, su una possibile “fusione” tra OS X e iOS. I due sistemi operativi continueranno sì a essere entità indipendenti, ma non si può negare che i passi di ciascuno in direzione dell’altro, come si è visto, siano sempre più evidenti.

Da un lato, iOS ha acquisito complessità, fino a diventare – con gli ultimi iPad Pro e la Magic Keyboard – in tutto e per tutto dei laptop adatti per qualsiasi compito normalmente delegato a un computer da scrivania; OS X restituisce ora il favore facendo in modo che le applicazioni per iPhone e iPad possano essere utilizzate nativamente sui Mac con i nuovi chip ARM. L’App Store dei dispositivi mobili di Cupertino allo stato attuale è infinitamente più ricco del Mac App Store pensato per laptop e desktop, e questo cambiamento significherebbe molte più frecce al proprio arco – anche dal punto di vista dell’interesse degli sviluppatori – per chi vuole continuare a lavorare su un Mac e si scontra ancora con l’annoso problema di una certa scarsità di software.

Dopo tanti anni, addio a Intel

Il vero piatto forte della WWDC, però, è stato l’annuncio del passaggio dai processori Intel ai SoC (System on a chip) ARM sviluppati dai propri ingegneri per i computer Apple. Si sapeva, ma vedere le prime dimostrazioni dal vivo è tutta un’altra cosa, malgrado il primo Mac con chip ARM (forse il nuovo MacBook 13”, successore del refresh non proprio entusiasmante di un paio di mesi fa) arriverà sul mercato non prima metà dell’autunno.

Il cambiamento di processore – presentato con il consueto, studiatissimo understatement dell’one more thing di Apple – è infatti un salto generazionale che traccia la rotta per i prossimi anni, utilizzando il know-how sviluppato in anni di sviluppo dei propri chip per iPhone e iPad, con risultati sempre migliori in termini di prestazioni, per portare un simile cambiamento anche sui Mac.

Apple Silicon

Va ricordato che, se i dispositivi portatili di Apple sono al top, insieme a pochi altri, nel loro settore, i computer Apple sono tanto amati dai loro utenti quanto snobbati da chi trova configurazioni più avanzate a prezzi molto inferiori. Insomma, è assai difficile vedere gente fare la fila davanti a un Apple Store per l’uscita di un nuovo MacBook o di un iMac, mentre siamo tutti abituati a un simile spettacolo quando si parla dell’ultimo telefonino sviluppato dai team di Tim Cook. E se di hype e di moda si tratta, è un entusiasmo che, per ora, appare ancora molto selettivo.

Apple Silicon punta a colmare questo gap, dando la possibilità ad Apple di creare processori pensati su misura per i diversi compiti, con “blocchi” dedicati, su misura, come l’abito cucito da un sarto. Un cambiamento che non solo dovrebbe aumentare in maniera radicale le prestazioni dei computer Apple, ma anche – almeno potenzialmente – diminuire i loro costi per l’utente, per un’ipotetica strategia “a tenaglia” con cui da un lato si aumenta la potenza e dall’altro si taglia il cartellino del prezzo, per far tornare i computer con OS X alla centralità che ormai sembrano aver perso da qualche anno. E grazie al bilanciamento energetico, i miglioramenti dovrebbero essere evidenti anche nella durata della batteria.

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