L'emergenza

Antonio Sassano (FUB) ‘Obbligatoria e basata sul Bluetooth, la nostra App contro il Covid-19’

a cura di Paolo Anastasio |

Antonio Sassano (FUB): 'L’obiettivo che ci siamo dati è quello di predisporre uno strumento da utilizzare nella fase post-emergenza e pre-vaccino/cura. Sarà la fase più difficile'.

Il nostro paese si sta mobilitando contro il virus e i nostri migliori cervelli stanno lavorando giorno e notte per presentare la miglior soluzione tecnologica possibile per il tracciamento del Covid-19. La call del Governo è aperta, il tempo stringe, e fra i soggetti che hanno presentato un progetto, si si tratta di una App, rispondendo alla call aperta dal Ministero dell’Innovazione e dal Mise c’è anche la Fondazione Ugo Bordoni (FUB). Ne abbiamo parlato con Antonio Sassano, presidente della Fondazione Bordoni e fra i massimi esperti di frequenze.

Come funziona la App Stop-Covid della FUB (Video)

Key4biz. I migliori cervelli del Paese si stanno mobilitando contro il coronavirus. Che effetto fa?

Antonio Sassano. E’ affascinante vedere come il nostro Paese si stia mobilitando con idee e proposte di applicazioni web per il tracciamento dell’evoluzione della pandemia e per il contenimento del contagio. Una mobilitazione che in effetti ha coinvolto anche noi della Fondazione Bordoni. Sono reduce da una (bellissima!) notte insonne a interagire con i ricercatori FUB per cercare di progettare e realizzare un’applicazione innovativa in grado di rispondere a tutte le difficili sfide che ci attendono.

Key4biz. Cosa avete fatto?

Antonio Sassano. Abbiamo messo a punto un progetto dettagliato, con tempi e risorse necessarie e lo abbiamo presentato a MID e Ministero della Sanità.

Key4biz. Quali sono i punti di forza e le differenze del progetto FUB rispetto al modello coreano? A cosa deve servire?

Antonio Sassano. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di predisporre uno strumento da utilizzare nella fase post-emergenza e pre-vaccino/cura. Sarà la fase più difficile.  Quella nella quale inizieremo ad uscire di nuovo e l’epidemia rischierà di rimettesi in moto (quella che qualcuno ha chiamato la fase della “danza” mentre quella nella quale viviamo ora è la fase del “martello”). In quella fase il monitoraggio non potrà essere limitato ai casi rilevati dai tamponi. Sarà necessario monitorare tutte le persone in movimento e raccogliere dati sulle loro interazioni ravvicinate, PRIMA che sia rilevato che uno dei loro contatti ravvicinati ha contratto il virus.

Key4biz. Come funziona?

Antonio Sassano. Per ciascuno di noi andrà memorizzato l’insieme delle persone alle quali ci siamo avvicinati a meno di un metro e per un periodo di tempo sufficientemente lungo. Prima ancora di sapere se una di queste persone è o si rivelerà positiva al test. Dovremo costruire una ragnatela di collegamenti (un grafo, diremmo noi ottimizzatori) che legheranno ciascuno di noi con le persone con le quali siamo venuti in contatto nei 20 giorni precedenti. Se due persone saranno connesse, su questa ragnatela, da un filo rosso di contatti ravvicinati allora queste due persone potranno essersi contagiate nei 20 giorni precedenti. Il virus potrà essersi diffuso lungo il filo rosso ed essersi spostato dall’una all’altra persona.

Key4biz. Quindi?

Antonio Sassano. La domanda è: ma siamo tutti connessi da un filo rosso? La risposta è ovviamente NO. I collegamenti non durano più di 20-25 giorni. Se non ci saremo ammalati in quel lasso di tempo, allora l’interazione che avremo avuto con un’altra persona non sarà più pericolosa (questo è il senso della quarantena attuale, rompere tutti i possibili collegamenti).

Ma allora, se non siamo tutti connessi, ognuno di noi, sulla base delle sue attività e dei suoi movimenti avrà contatti ravvicinati con un certo insieme di persone e sarà connessa con un filo rosso solo con un (più o meno) limitato numero di altre persone, variabile con il tempo, che potrebbe aver contagiato o dalle quali potrebbe essere stato contagiato.

Key4biz. Cosa si vuole individuare?

Antonio Sassano. Ecco, questo gruppo di persone in relazione con noi nella ragnatela dinamica delle interazioni è ciò che vogliamo individuare. Il nostro obiettivo è quello di mappare esclusivamente i contatti ravvicinati e che durano un tempo ragionevolmente lungo. Dunque, non basta sapere se due persone sono nella stessa cella telefonica, bisogna verificare se sono state a distanza di un metro o due e per un tempo ragionevolmente lungo. Dunque le celle telefoniche o il GPS o il WiFi non sono sufficientemente accurati. Almeno fino a quando, come in Corea, non saranno realizzate le reti 5G.

Key4biz. Qual è dunque la tecnologia della FUB per individuare i contatti ravvicinati?

Antonio Sassano. Una efficace e diffusa soluzione tecnologica (almeno fino a quando non avremo le reti 5G!) è invece il Bluetooth. Consente di riconoscere se al supermercato abbiamo fatto insieme la fila per il pane o alla cassa e se non siamo stati sempre a distanza di sicurezza. La cella o il WIFi non sono in grado di effettuare questa distinzione e il GPS potrebbe non essere disponibile al chiuso. Dunque, abbiamo immaginato un’applicazione basata sul Bluetooth e in grado di definire in modo molto accurato i gruppi di persone che sono stati abbastanza a lungo a distanza di contagio.

Key4biz. E come funziona?

Antonio Sassano. Supponiamo dunque che il nostro algoritmo abbia costruito questi gruppi (che gli ottimizzatori chiamerebbero componenti connesse del grafo) e dunque supponiamo di conoscere, in un certo istante sappiamo come sono raggruppati gli italiani. Ovviamente, i gruppi saranno più o meno estesi, geograficamente limitati (un gruppo di Crotone non dovrebbe contenere altoatesini) e molto ben definiti grazie al Bluetooth.

Key4biz. Cosa fate con questa informazione? Ci fa qualche esempio?

Antonio Sassano. Di seguito quattro esempi ben definiti:

1.            Se una persona appartenente al gruppo viene testata e risulta positiva, tutte le altre persone del gruppo dovranno essere sottoposte a test. Nota bene: non una disperata richiesta “si ricordi bene con chi ha avuto a che fare e cosa ha fatto”. Lo sapremo già! Il modello coreano traccia i positivi e coloro che hanno interagito con loro. Il nostro traccia tutti. Dicono i coreani “se ti scopro positivo allora vado a vedere quelli che nei giorni precedenti sono stati con te in qualche cella telefonica”. Ma questo insieme, come detto, potrebbe essere un insieme troppo ampio!

2.            Una persona in isolamento non deve far parte di nessun gruppo (o meglio, deve far parte del gruppo composto solo da lei). Se una persona in isolamento entra in qualche gruppo e si collega con un filo rosso di contagi potenziali ad altri, c’è un problema e si può intervenire.

3.            Se un gruppo cresce troppo rapidamente nel tempo abbiamo un “assembramento”. Possiamo intervenire.

4.            Se un gruppo è molto esteso e resta tale nel tempo è a quel gruppo che dobbiamo “mirare” una campagna di test perché è in quel gruppo che un possibile malato potrebbe fare più male. Tutti potrebbero ammalarsi. Se invece un gruppo è “piccolo” vuol dire che le persone in quel gruppo hanno poche interazioni con il resto del mondo e quindi possiamo essere più tranquilli, anche nello sfortunato caso di contagio di uno dei suoi membri.

Key4biz. La possibilità di intervenire è più rapida così?

Antonio Sassano. Sì, perché la ragnatela dinamica delle interazioni consente di intervenire subito in caso di contagio, di mirare le politiche di test (fondamentale perché non possiamo immaginare campagne di tamponi a tutta la popolazione) e di monitorare il comportamento dei singoli.

Key4biz. Ma come fa la App a garantire la precisione nel rilevamento?

Antonio Sassano. Come già accennato, la nostra applicazione non si basa sulle celle degli operatori mobili o sulla localizzazione GPS. Questi metodi sono poco precisi; essere in una cella di 1 Km di raggio dice davvero poco e il GPS non ci segue ovunque. La nostra applicazione si basa, come ho detto prima, anche e soprattutto sul Bluetooth. Non è un’idea nostra originale. Lo fanno a Singapore e mi pare di capire che anche il progetto tedesco Gretel userà il Bluetooth.

Key4biz. Quindi non c’è solo l’approccio coreano.

Antonio Sassano. Noi dobbiamo solo capire se due persone si sono avvicinate a meno di due metri (o la distanza che giudicheremo appropriata) e per più di X secondi. Per fare questo, il Bluetooth è perfetto. Tutti hanno certamente visto, in treno, i segnali dei loro vicini. Dire che ad una certa ora una persona positiva era nella metropolitana di Roma è un’informazione inutile e pericolosa. Dire che la persona è stata a meno di un metro e mezzo e per almeno venti secondi (ad esempio) da altre 15 persone che erano vicine a lui nel vagone potrebbe essere molto efficace. Direi vitale.

Key4biz. A che punto è la FUB con lo sviluppo della soluzione?

Antonio Sassano. Bene, noi stiamo già sviluppando un’applicazione che rileva il segnale Bluetooth, calcola tempo e distanza e memorizza (nel telefonino e sul “cloud”) l’avvenuta interazione tra due persone. Ecco come nasce il collegamento sulla ragnatela delle interazioni. Semplice, veloce e soprattutto preciso. Anche dove il GPS non arriva e le celle “non prendono” o sono troppo estese. Ovviamente memorizzeremo, se disponibili, anche la posizione e la cella ma non saranno queste le informazioni importanti. L’informazione decisiva è il contatto a distanza ravvicinata. Il nostro progetto, ovviamente, si pone anche i problemi di sicurezza e robustezza dell’applicazione e le metodologie per gestire e comprimere la valanga di dati prodotta. Ma queste sono preoccupazioni da ingegneri.

Key4biz. Il rischio delle App su base volontaria è che la gente non le installi sullo smartphone. Che ne dice?

Antonio Sassano. Ovviamente l’uso dell’app dovrebbe essere obbligatorio per muoversi nella fase post-crisi. Invece di verificare se abbiamo l’autorizzazione cartacea, le forze dell’ordine dovrebbero verificare se l’app sta funzionando e non è stata manomessa. Per questo motivo, credo saranno necessari interventi di Legge. In particolare, per rendere obbligatorio il portare con sé un cellulare con una versione di Bluetooth. Forse è la cosa più complicata da forzare per legge. Ma d’altra parte anche il metodo coreano prevede la presenza del telefonino.

Key4biz. Per l’enforcement quali modifiche alla normativa Privacy?

Antonio Sassano. Inoltre, credo anche la normativa Privacy dovrà essere opportunamente “ritoccata”. Si tratta di un punto molto, molto delicato. Queste app apriranno brecce nel muro della Privacy. E’ un passaggio inevitabile, la salute e la vita vengono prima del diritto alla riservatezza. Nella nostra applicazione i telefonini comunicano fra loro senza scambiarsi dati personali, le informazioni dei nomi delle persone interagenti sono criptate e leggibili solo dall’Autorità Pubblica.

Key4biz. Chi realizzerà il software? Quali garanzie dovrà fornire?

Antonio Sassano. Le garanzie debbono essere assolute e chi realizzerà questo software dovrà essere all’interno del perimentro della sicurezza nazionale. Sarebbe gravissimo aprire brecce per la fretta o la concitazione. Ecco perché abbiamo deciso di “riconvertire” dalla sera alla mattina l’attività di 20 ingengeri della FUB. Che nessuno dica che l’Amministrazione Pubblica non era pronta.

Key4biz. In cosa la soluzione della FUB è diversa dal modello coreano?

 Antonio Sassano. In conclusione. La nostra applicazione traccia i sani, ne individua le interazioni e costruisce dinamicamente i gruppi di persone contagiabili. Non si basa su strumenti che valutano in modo approssimato l’interazione (come il GPS o le celle telefoniche) ma sull’interazione ravvicinata dei cellulari tramite Bluetooth. Non viene attivata dall’individuazione di un contagiato e non ricostruisce “a posteriori” le interazioni che costui ha avuto tracciando i suoi contatti, ma tiene continuamente e dinamicamente aggiornati i gruppi di persone che sarebbero messe in pericolo dalla accertata positività di un qualsiasi appartenente al gruppo. Per questo, al contrario del metodo coreano, la nostra applicazione consente di mirare le politiche di test ai gruppi più grandi e, “last but not least”, consente di ridurre la dimensione dei gruppi suggerendo limitazioni di interazione di specifici individui o sottogruppi di individui.