Smart city, Detroit dice no all’auto a guida automatica di Google

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Ford, General Motors, Chrysler e l’industria automobilistica di Detroit non si lasciano sedurre dalla self-driving car di Google: rischi ancora troppo alti, serio pericolo di attacchi informatici e forte timore per gli investimenti già concordati.

Stati Uniti


Google Self Driving Car

Di Flavio Fabbri

 

Non si tratta di un divieto categorico, ma poco ci manca: nonostante gli incontri tra l’amministrazione pubblica di Detroit, le case automobilistiche locali e Google, l’accordo sulle macchine a guida automatica brandizzate dal celebre motore di ricerca per il momento ancora non avranno modo di scorrazzare per una delle città più grandi del Michigan.

 

È quanto hanno riferito nei giorni scorsi Alexei Oreskovich e Ben Klayman della Reuters: “Tutti entusiasti della nuova tecnologia per il self driving urbano, ma è stato subito chiaro che non avrebbero mai lavorato assieme sul progetto. In disaccordo su quasi ogni punto, dalla produzione alla commercializzazione, sembrava che parlassero lingue diverse“.

 

In un momento di profonda crisi economica, come quello che vive la Città di Detroit, anche le tre grandi case automobilistiche che qui hanno importanti impianti, Ford, General Motors e Chrysler, non hanno voluto per il momento aprire le porte delle loro fabbriche alla cosiddetta Google Car.

 

Il problema va affrontato su più livelli: le auto a guida automatica, in questo caso addirittura senza volante, sono molto più delicate di quelle tradizionali, inizialmente più costose, esposte ad attacchi hacker e dai rischi troppo elevati in fase di commercializzazione (essendo un prodotto totalmente nuovo).

 

Nessuno vuole metterci la faccia e perdere la reputazione per un auto che potrebbe, fino a prova contraria, perdere il controllo della strada a causa di un guasto elettro-meccanico, finire sotto il controllo di un cyber criminale o di un cracker adolescente. Al contrario, Google ha tutto da guadagnare.

 

C’è inoltre il nodo advertising da sciogliere. Big G ha infatti proposto un sistema di noleggio (a tempo) completamente gratuito del mezzo di trasporto, a patto che l’utente accetti di essere bombardato su qualsiasi schermo da pubblicità scelte direttamente dal gigante di Mountain View.

 

Il solito modello di business, tipico del web, che però applicato ad una città di queste dimensioni potrebbe mettere in subbuglio l’intera economia locale.

 

Le tre case automobilistiche che qui a Detroit hanno stabilito il cuore produttivo, si sono invece dimostrate molto interessate allo sviluppo di altri servizi ‘high-tech in-car per la guida assistita su strade urbane, come i sensori per evitare gli incidenti e parcheggiare, la connessione Wi-Fi e i contenuti multimediali da fruire comodamente in viaggio.

 

Due mondi, Google e l’industria automobilistica di Detroit, al momento separati anni luce da esigenze di mercato molto diverse: uno guarda alla guida automatica senza conducente come all’unica innovazione reale del panorama automotive, l’altro si tiene stretta la fetta di mercato (e la rendita che ne consegue) senza mettere a repentaglio gli investimenti fin qui fatti.

 

Certo è che il dilemma per Ford, Chrysler e GM rimane uno solo: decidere se continuare a costruire auto proprie, o trasformarsi in mero fabbricatore di hardware, per intenderci alla stregua di una Foxconn del settore automobilistico.