L’accesso a internet come diritto sociale costituzionale. La proposta di Cultura Democratica

di di Guido d’Ippolito (Responsabile per l’Innovazione Digitale di Cultura Democratica) |

Internet non è solo un mezzo di comunicazione, è un luogo in cui tutti esercitiamo ed espandiamo la nostra personalità. È un luogo reale in cui esercitiamo diritti, adempiamo doveri e usufruiamo di servizi.

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La sensazione ultimamente più diffusa nelle moderne democrazie è quella di un sempre più difficoltoso esercizio degli stessi diritti su cui queste si fondano. A ciò si aggiunge il mancato riconoscimento (se non il soffocamento) di situazioni sempre più essenziali per la vita quotidiana e il conseguente allontanamento delle istituzioni dai suoi cittadini, fino alla mancanza di rappresentatività dello Stato.

È quello che è successo in Italia con la diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione. Diritti come la libertà di espressione, ma anche il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, all’iniziativa economica privata, sono sempre più difficilmente esercitabili. A ciò si è affiancato il mancato riconoscimento di una realtà in divenire: Internet, e il mancato utilizzo dei suoi servizi, il mancato sfruttamento delle sue potenzialità e quindi la mancata regolamentazione dei nuovi diritti figli di un modo più “smart” di concepire la vita pubblica e privata.

La conseguenza di questa miopia istituzionale è stata l’arretratezza culturale, la diffusione di malessere, la depressione dell’economia e la creazione di discriminazioni di fatto nell’accesso alle idee, ai servizi, ai diritti.

La soluzione è, in principio, semplice: non aver paura del progresso.

Bisognerebbe convincersi che Internet non è sovversivo e soprattutto non è qualcosa di irreale o evanescente. Prima che lo Stato, tutti noi, dal cittadino al politico, dallo studioso al tecnico, dovremmo ampliare la nostra visione smettendo di considerare Internet solo come un mezzo di comunicazione di massa, per quanto potente.

Internet non è solo un mezzo di comunicazione, è un luogo in cui tutti esercitiamo ed espandiamo la nostra personalità. È un luogo reale in cui esercitiamo diritti, adempiamo doveri e usufruiamo di servizi.

Per questo Cultura Democratica, primo think tank interamente composto da giovani in Italia, propone al Parlamento una modifica costituzionale che riconosca e garantisca l’accesso ad Internet come diritto sociale. Tale proposta è stata elaborata da giovani provenienti da tutte le Università italiane in collaborazione con l’AgID.

Il riconoscimento del diritto di accesso permette di ottemperare a tre fondamentali esigenze: l’accesso ai servizi (inclusion), viviamo in un sistema in cui essere proprietari di un bene non è l’unico modo per goderne, l’importante è che ne venga assicurato l’accesso; nuove possibilità di formazione tramite uno studio dinamico, multidirezionale, trasversale, alla portata di tutti; nuove professionalità, anche in Italia stanno emergendo nuove realtà lavorative, nuovi mercati, nuove e innovative imprese (start up).

La costituzionalizzazione dell’accesso ad Internet darebbe una disciplina generale, con principi guida, per tutte le riforme sul digitale, riportando ordine e garantendo la semplificazione normativa. Soprattutto si garantirebbero i diritti sul web, espandendoli e tutelandoli non solo da eventuali ingerenze da parte dello Stato (si pensi a realtà come quella Cinese, Cubana, Turca) ma anche dagli ostacoli che altri utenti, economicamente più potenti e aggressivi, potrebbero imporre agli utenti più deboli. È il caso degli Over the Top, grandi multinazionali come Google, Facebook, Apple che, facendo incetta dei nostri dati personali, potrebbero, sulla base di motivazioni economiche e imprenditoriale, limitare i nostri diritti on line.

L’accesso ad Internet, garantendo la connessione ad alta velocità su tutto il territorio della Repubblica, realizzerebbe tre fondamentali obiettivi:

  1. Un nuovo livello di civiltà, con il libero esercizio sia di tradizionali che di nuovi diritti, l’adempimento in modo più agevole dei doveri e l’usufruire di servizi innovativi migliorando di fatto le condizioni di vita.
  2. La riduzione sia delle tradizionali che delle nuove forme di disuguaglianza e la riduzione del divario digitale, di primo e secondo livello, ma anche nei confronti degli Stati europei ed extraeuropei.
  3. La ripresa dell’economia, l’uscita dalla crisi, la riduzione della burocrazia e condizioni più agevoli per l’esercizio dell’iniziativa economica privata e del diritto al lavoro.

Riconoscere l’accesso ad Internet vuol assicurare le libertà fondamentali on line; tutelare l’accesso all’infinita conoscenza di Internet; nuove modalità di esercizio dei diritti e dell’iniziativa economica privata; il pagamento delle imposte; il rapportarsi con la PA; il raggiungimento di una vera democrazia elettronica, in cui i cittadini abbiano gli strumenti per informarsi e controllare l’operato dei rappresentanti, divenendo in grado di porre loro stessi domande alla politica.

Una mancata costituzionalizzazione comporterebbe invece scarsa crescita o arretramento del sistema paese. Vorrebbe dire accettare la legge del più forte e incertezza del diritto.

Per questi motivi, Cultura Democratica propone l’inserimento in Costituzione del seguente art. 34bis:

«Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete Internet.

La Repubblica riconosce e promuove l’accesso ad Internet affinché vi si svolga e sviluppi la personalità umana, si esercitino i diritti riconosciuti dall’ordinamento e si adempiano i doveri di solidarietà politica, economica e sociale.

L’accesso è garantito, in modo neutrale, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale».

La caratteristica distintiva della nostra proposta, rispetto a quelle precedenti, è la tutela della condizione per l’esercizio sul web non di un solo diritto (libertà di espressione), ma l’esercizio e l’espansione di tutti i diritti.

L’accesso ad Internet diventerebbe così un diritto sociale di cui lo Stato deve garantirne l’effettività, al pari del diritto all’istruzione o alla salute, realizzando le infrastrutture per permettere la connessione ad alta velocità.

Sarebbe questa un’autentica rivoluzione giuridica e sociale; una rivoluzione, strutturale, profonda e pacifica, a tutto vantaggio dell’Italia e degli italiani.