Allarme NGN, Mauro Colopi (Bain): ‘Educare gli utenti al consumo evoluto della banda’

di di Mauro Colopi (Principal, Bain & Company Italy) |

L'allarme sugli investimenti NGN deve essere combattuto in chiave di marketing, educando i clienti ad un trattamento differenziato dei pagamenti in base al reale utilizzo.

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Mauro Colopi

 Gli ultimi dati diffusi da AGCOM evidenziano una situazione di mercato strutturalmente difficile.  Ma proprio perché siamo di fronte ad un trend sostanziale e non ad una movimento congiunturale i dati non presentano notevoli elementi di sorpresa.

 

Gli operatori hanno dunque un vantaggio almeno previsionale rispetto ad un mercato con direttrici evolutive abbastanza chiare. Certo sarebbe meglio essere in condizioni di mercato più floride, ma almeno c’è un grado di prevedibilità sufficiente per cercare di attrezzarsi al meglio. Per provare a massimizzare alcune opportunità ancora non pienamente valorizzate e dall’altra per far evolvere il proprio modello di business.

 

Vecchie notizie e spauracchi anche questi ormai consolidati.

 

Ad esempio, il calo delle linee fisse, immancabilmente viene indicato come disincentivo forte per gli investimenti nelle NGN. Anche se probabilmente non c’è una correlazione così forte tra i due elementi.  E’ indubbio che con trend economici e finanziari migliori sarebbe più elevata la propensione ad imbarcarsi verso nuove iniziative primarie di rinnovamento infrastrutturale. Ma è altrettanto vero che le reti di nuova generazione per l’accesso fisso non saranno mai giustificate dall’espansione, strutturalmente impossibile, della customer base complessiva del fisso.

 

L’NGN trova i suoi consumatori primari nei profili bandivori della popolazione. Cittadini cioè che godono di contenuti e di servizi “pesanti”, come ad esempio i servizi di streaming delle pay-tv sui tablet. I bandivori chiederanno sempre una connessione fissa per godere meglio e senza limiti il loro “all you can eat” digitale. Questa fascia di clientela ricadrà dunque difficilmente nelle 730 mila linee cessate nel 2013.

 

La domanda vera è come e se gli utenti o una parte del portafoglio clienti intenderà riconoscere un premio per un servizio migliore. Se cioè il bisogno di prestazioni distintamente superiori per la navigazione internet sarà sufficientemente forte per giustificare una riconfigurazione del paniere di spesa delle famiglie italiane.

 

Se tale domanda trovasse veramente una risposta positiva allora poi si può discutere se e quanto il delta prezzo rispetto alle offerte su rame possa essere incrementabile per sostenere un’iniziativa di mercato ad NPV positivo. La prima volta che mi sono occupato del tema era il 2007. Fra due anni potrò far segnare un decennio ad un punto in agenda che è chiaro ma irrisolto da troppo tempo. Con un brivido. Il driver di prezzo potrebbe essere troppo resistente, e addirittura irrobustito dalle guerre di prezzo degli ultimi anni, rendendo la reale domanda di innovazione di servizio sul fisso eccessivamente anelastica. Ma  qui entra in pista il lavoro dei professionisti del marketing, che dovrebbero essere in grado di reintrodurre progressivamente una maggiore educazione al consumo evoluto degli utenti.

 

Educazione che ad oggi vede clienti “imbarbariti nei consumi” che vogliono di più ma senza voler pagar la differenza di trattamento, anzi. Caso classico è il mobile, dove il mercato, essendo arrivato ad una piena maturità in termini di clienti “human” serviti, ha vissuto diversi trimestri di continua e selvaggia battaglia di prezzo, che non ha fatto altro che deprimere il profit pool complessivo dell’industry. Trend questo che sarà estremamente difficile da invertire.

 

Altra partita ormai “andata” è quella sul messaging, con la crescita inarrestabile di WhatsApp, WeChat e gli altri, con un’occasione persa da parte degli operatori di ripensare preventivamente il loro modello di proposizione al mercato. Tema invece che risulta ancora marginalmente valorizzato è quello delle comunicazioni “not human” dell’Internet of Things. Qui gli operatori sono ancora in tempo per stringere accordi strategici con alcuni OTT per creare un ecosistema di elementi intelligenti interconnessi che vedano l’operatore telefonico non solo come fornitore di mera connettività ma come integratore e fornitore della piattaforma su cui innestare le molteplici innovazioni che si susseguiranno nel mercato.

Gli operatori potranno fornire sia elementi infrastrutturali per “mettere in nuvola” i diversi applicativi, sia un set di elementi intelligenti accessori riutilizzando ed aprendo i propri asset, quali ad esempio sistemi di CRM e Billing. 

 

Questa sarà una partita da giocare con attenzione e rapidità. Il player che consoliderà i migliori accordi di ecosistema risulterà nel medio il campione di questa nuova area di mercato. La sfida del mobile di domani sarà dunque, da una parte limitare il proseguimento “dei danni al profit pool” sul fronte consumer, ma sempre più vedrà l’elemento vero di crescita in ambito Business.