Diritto d’autore, Cardani: ‘Taglieremo l’erba sotto i piedi di chi scarica illegalmente, ma non manderemo la Polizia a casa di nessuno’

di Raffaella Natale |

L'Auspicio dell’Agcom è quello di predisporre un Regolamento flessibile che scoraggi le grosse infrazioni, ma non commetta l’errore di stritolare il singolo utente.

Italia


Angelo Cardani

Il presidente dell’Agcom Angelo Cardani ha parlato di diritto d’autore online in audizione presso la IX Commissione della Camera, per tornare a ribadire che il Regolamento si baserà su tre pilastri fondamentali: educazione alla legalità dei cittadini-utenti attraverso molteplici strumenti; promozione dell’offerta legale, innovativa e competitiva; enforcement, con l’adozione di un provvedimento rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa.

L’intervento dell’Agcom, ha osservato Cardani, “è necessario per ottemperare alle previsioni legislative e deve esigere che i fornitori impediscano o pongano fine alle violazioni. Al di là della quantificazione dei costi sociali, le violazioni sono illeciti che devono essere perseguiti i quanto tali”.

 

Il presidente non ha celato le difficoltà a lavorare a una materia complessa e in continua evoluzione come quella de diritto d’autore online, strettamente legata all’innovazione tecnologica. Per questa ragione, ha ribadito che l’Autorità lavorerà in collaborazione con tutti gli stakeholder.

Punto importante, sul quale la commissione è tornata, è la competenza dell’Agcom a predisporre il regolamento. Argomentazione sul quale si era bloccato il lavoro della precedente legislatura guidata da Corrado Calabrò.

Cardani ha riferito ai parlamentari che l’agenzia ha convocato a riguardo una decina tra i migliori costituzionalisti italiani che hanno confermato la legittimità dell’Agcom, sebbene qualcuno abbia espresso delle perplessità. Il presidente ha allora osservato che un possibile ricorso al TAR o alla Corte costituzione potrebbe sciogliere definitivamente i dubbi di qualcuno. Cardani ha più volte detto che l’Agcom è disponibile a fare un passo indietro qualora il Parlamento decidesse di intervenire con una legge sul diritto d’autore.

In ogni caso, ha ribadito, oggi l’Autorità agisce con i poteri riconosciutigli dalla legge Romani che accoglie la Direttiva Ue sui servizi media audiovisivi, oltre che in conformità delle norme del 1941 sul diritto d’autore.

 

L’evoluzione tecnologica – ha aggiunto – ci spinge a dire che è meglio un Regolamento amministrativo rispetto alla legge, che è molto difficile da modificare, adattare e modulare rispetto a quello che succede giorno per giorno nel mondo reale”.

Il Regolamento, ha annunciato, sarà affidato a un Comitato che “ne discuterà le applicazioni e le eventuali modificazioni e che sarà composto da tutti gli stakeholder – Isp, accademici, membri dell’Autorità – che dovrebbe seguire passo dopo passo lo sviluppo della tecnologia e suggerire cambiamenti o revisioni più sostanziosi e più forti della struttura del provvedimento”.

 

Deborah Bergamini del Pdl ha chiesto che venga re-istituita la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione e della pirateria, “dove abbiamo visto cambiare il fenomeno, redendoci conto di quanto sia difficile da mappare e trattare“.

La Bergamini ha indicato l’importanza di lavorare sulla qualità e quantità dell’offerta legale: “Se non partiamo da questo, qualsiasi altro intervento sarebbe dannoso per la nostra industria culturale“. La Bergamini ha quantificato in 600 milioni di euro il danno economico solo per il mercato cinematografico e discografico.

 

Nel suo intervento il deputato del M5s Mirella Liuzzi ha consigliato al presidente Agcom “di non soffermarsi solo sul downloading, per esempio, che è ormai superato dallo streaming che rappresenta il presente. Non considerarlo sarebbe pericoloso, significherebbe restare indietro”.

 

“Abbiamo in mente – ha indicato Cardani – un processo estremamente flessibile, che quando sarà in funzionamento avrà un tavolo di discussione permanente al quale parteciperanno tutti per compensare tensioni e garantire evoluzione del regolamento. Suggerisco un Regolamento che non avrà mai fine”.

 

Il presidente Agcom crede nella bontà dell’approccio previsto da questo Regolamento, ammettendo di reagire “a una pressione molto forte che proviene da più parti a intervenire per porre freno a un fenomeno che crea danni economici rilevanti e che va perseguito in quanto infrazione a legge dello Stato e che tende a educare all’illegalità ragazzi che non si rendono conto che la legalità è un’altra cosa”.

Sull’educazione alla legalità, ha riconosciuto le difficoltà di un’autorità settoriale, come appunto l’Agcom, a spiegare ai ragazzi la legalità. Sarà, ha osservato, “un compito di lungo periodo della scuola e della società che produrrà effetti tra molti anni”, ma si tratta di “uno sforzo in cui noi crediamo e cercheremo tutte le alleanze possibili con scuole e associazioni che vorranno darci una mano”.

 

Spesso, ha commentato il presidente dell’Agcom, tra i giovani passa l’idea che i pirati siano come Robin Hood, perché si ruba alle grandi multinazionali, mentre non si è informati che spesso dietro chi produce videogiochi, per esempio, “ci stanno giovani trentenni che con quattro soldi hanno messo su un’attività, lavorando fino alle quattro del mattino e che appena arrivano al successo” vedono crollare il loro business per colpa di chi mette online le copie contraffatte dei giochi.

 

Cardani ha anche chiarito, senza mezzi termini, che “a volte l’unico modo di procurarsi un contenuto è piratarlo”, per questa ragione l’ampliamento dell’offerta legale diventa indispensabile. Accade, ha spiegato, che le cosiddette finestre di distribuzione, che prevedono che alcuni film arrivino prima al cinema, per poi essere disponibili su altri canali e infine in DVD, producano un sistema troppo rigido, basato su regole di marketing decise dalle imprese, che vengono applicate in maniera diversa nelle varie zone, Europa Stati Uniti e Asia, ma che alla fine danneggiano l’utente finale che non può avere subito e in alcuni Paesi mai, la disponibilità dei contenuti che desidera.

“Capita allora – ha commentato Cardani – che chi voglia vedere un certo film debba solo piratarlo, rendendosi conto di quanto sia facile farlo” e innescando un sistema “pericolosissimo“.

“Bisogna far capire alle imprese, in attesa che la Ue decida di intervenire, che forse il costo dell’indirizzamento verso l’illegalità è maggiore del beneficio di certe tecniche di marketing”. Convincerle, anche, che dovrebbero offrire servizi legali a prezzi più accessibili visto che i maggiori fruitori sono soprattutto i ragazzi.

“Non ho molta dimestichezza con i computer – ha scherzato Cardani – ma, tralasciando la mia educazione al rispetto della legalità, se imparassi che con due semplici mosse potrei avere tutto, anche io arriverei alla prateria dell’illegalità nella quale galopperei felice, aggiungendo l’ennesimo mattone all’edificio”.

“Il problema è cercare di rendere la pratica illegale la meno giustificabile possibile. La meno scusabile possibile. L’illegalità va denunciata e il pubblico informato”.

 

Nel settore della musica, si sente già una diversa atmosfera. Quest’anno, ha indicato, “è stato il primo in cui le vendite, sebbene solo dello zero virgola qualcosa, sono salite. Sicuramente siti come Spotify hanno contribuito a far sì che con una spesa modesta si possono acquistare contenuti legali”.

 

Dobbiamo tagliare l’erba sotto i piedi di coloro che scaricano illegalmente, non perseguendoli come teme qualche parlamentare. Non abbiamo intenzione di mandare a casa di nessuno la polizia postale. Bisogna invece levare tutte le scuse in cui molti si cullano, pensando ‘in fondo togliamo ai ricchi, in fondo i prezzi sono alti, in fondo non ho alternative’, in modo che la gente abbia davanti una scelta semplice: infrango o non infrango la legge?”.

 

“Il nostro impegno – ha tenuto a precisare il presidente dell’Agcom, riconoscendo le difficoltà di un’economista come lui riguardo a un problema che è sottilmente giuridico – è contro il grande crimine (…) quei pochi grossi siti che ricavano profitti altissimi da questa attività”.

E ha rassicurato: “Non abbiamo in mente il caso della signora che mette in rete il filmato del compleanno della figlia con le musiche di Elton John per le quali non ha pagato i diritti d’autore”.

Certo – ha spiegato – anche lei infrange la legge“, per cui “se creiamo la norma, deve essere efficace e molto flessibile, perché deve scoraggiare le grosse infrazioni, ma non commettere l’errore di stritolare chi, come la signora, commette l’infrazione”.

Ancora un’altra precisazione da parte di Cardani: “Ci muoveremo esclusivamente su denuncia o segnalazione“. Una procedura che consentirà all’Autorità di “eliminare tutta una serie di infrazioni minori a cui siamo meno interessati a perseguire”.

 

Passaggio di Cardani anche sul modello Hadopi, che il governo francese ha deciso di riformare: “Faremo tutto con estrema cautela. Non abbiamo in mente niente che possa assomigliare all’Hadopi che ha funzionato molto male come strumento repressivo, ma se vogliamo, paradossalmente, ha funzionato bene come strumento educativo”.

 

Riguardo alla tempistica del Regolamento Agcom, Cardani ha indicato: prima della chiusura estiva, “Abbiamo ancora due riunioni di Consiglio e spero entro la seconda di varare la prima bozza che poi sarà mandata in consultazione”.

La bozza verrà pubblicata sul sito in modo che tutti possano mandare osservazioni di qualsiasi tipo e trasmessa anche alle commissioni parlamentati e a Bruxelles.

 

Antonio Palmieri del Pdl ha sottolineato che “il diritto d’autore rientra nel diritto di proprietà e come tale va considerato un diritto naturale“.

“L’offerta consente di limitare la pirateria” come anche “la consapevolezza degli attori che hanno capito il nuovo e si mettono nel giusto flusso di ciò che stiamo vivendo”.

Riguardo alla legittimità dell’Agcom ha predisporre il Regolamento, Palmieri ha puntualizzato che “E’ opportuno un vostro approfondimento per fugare dubbi dell’aula, anche fuori, ma anche per porre sul tavolo il maggior numero di argomentazioni”.

Tre i suggerimento di Palmieri all’Agcom. Per quanto riguarda l’educazione alla legalità, “tra gli interlocutori da lei citati, mancano i media. Io organizzerei anche degli incontri con giornalisti che si occupano del tema che, partendo dal presupposto che tutti siano in buona fede, produrrebbe un modello vincente”.

Palmieri ha poi chiesto “trasparenza totale“, facendo riferimento ad alcune notizie riportate dalla stampa di “incontri clandestini tenuti all’Agcom“.

Su questa cosa, Cardani ha precisato che gli incontri avuti sono stati con i presidenti di Confindustria Cultura e Confindustria digitale, Marco Polillo e Stefano Parisi, che avevano chiesto appuntamento, “Tutti possono farlo”.

Come è mia abitudine – ha puntualizzato Cardani – chiudo la porta quando ricevo qualcuno, per poi riaprirla quando va via”.

 

Palmieri ha infine suggerito di agire per “colpire le centrali dello spaccio e non i consumatori finali”. E ha poi domandato all’Autorità di chiarire come intenderà collaborare in questo senso con la polizia postale.

Spero – ha concluso Palmieri – che le ci voglia considerare tra stakeholder e pensare a forme di collaborazione coordinate e continuative almeno con parlamentari che seguano la materia e che vogliono fare qualcosa di utile in questa direzione”.

 

Paolo Coppola del Pd ha suggerito di agire con la ‘massima attenzione’: “Gli interventi dell’Agcom non devono limitare la libertà dei fornitori di servizi, mettendo in primo piano la difesa dei diritti d’autore e in secondo piano l’attività dei provider, perché lo sviluppo dell’economia del web deve venire prima della difesa di un modello economico del secolo scorso”.

 

Sull’educazione dei giovani alla legalità, è tornata Lorenza Bonaccorsi del Pd per domandare chi possa farlo.

“Stiamo attenti a non fare falsa retorica. Far capire ai ragazzi cosa è legale, è molto difficile. Oggi non riesco a capire chi possa fare educazione alla legalità ad adolescenti. A scuola gli educatori sono analfabeti digitali rispetto ai ragazzi”.