Par condicio, Agcom e il caso di Umberto Ambrosoli

di Raffaella Natale |

L’Agcom ha deciso di archiviare il ricorso che denunciava gravi squilibri informativi nella campagna elettorale della Lombardia a favore di Maroni. Un solo richiamo.

Italia


Umberto Ambrosoli

Un esposto all’Agcom e al Corecom Lombardia, per parlare ancora una volta di par condicio e delle sue violazioni. Ma stavolta non è l’Autorità di Angelo Cardani ad additare squilibri nell’informazione di questa campagna elettorale, bensì gli onorevoli Roberto Zaccaria, Vinicio Peluffo e Giuseppe Giulietti che denunciano la grave situazione che s’è creata a danno del candidato in Lombardia Umberto Ambrosoli del centrosinistra, rispetto all’altro del centrodestra Roberto Maroni.

Per la Lombardia la sfida politica è grossa e non riguarda solo gli equilibri che il voto potrà determinare al Senato e quindi sulla futura governabilità del Parlamento, ma anche perché, secondo alcuni analisti, la vittoria di Maroni determinerebbe elementi di instabilità (con un asse omogeneo Piemonte-Lombardia-Veneto) per alcuni versi più grandi rispetto alle semplici percentuali del senato.

 

Nel documento presentato s’indica in particolare, il mancato rispetto dell’art.6 della delibera 13/13/CONS che dispone la disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alle campagne per le elezioni del Presidente della giunta regionale e del consiglio regionale delle Regioni Lazio, Lombardia e Molise.

 

Il ricorso ha comportato un richiamo dell’Agcom a Sky Italia (Delibera n. 100/13/CONS) e tre archiviazioni per Rai (Delibera n. 97/13/CONS), TI Media (Delibera n. 99/13/CONS) e Mediaset (Delibera n. 98/13/CONS). I documenti sono stati pubblicati oggi sul sito dell’Authority.

 

Le delibere lasciano l’amaro in bocca ai tre ricorrenti. In tutte e quattro (le delibere) si rileva che la sovrapposizione tra la campagna elettorale nazionale e quella regionale determina, come in questo caso, un possibile squilibrio tra chi rivesta due ruoli, quello nazionale e quello regionale come nel caso di Maroni, e chi uno soltanto, quello regionale, come nel caso di Ambrosoli.

L’Autorità ammette, poi, che confrontando i tempi nazionali dei soggetti (persone fisiche e candidati presidenti) Maroni e Ambrosoli, lo squilibrio risulta evidente ( e viene anche minuziosamente elencato) ma dato che l’Agcom non tiene conto dei soggetti persone fisiche, ma dei soggetti politici e dato che tra quest’ultimi vi è un certo equilibrio, in particolare tra i partiti che presenti a livello nazionale sostengono rispettivamente Maroni e Ambrosoli non è facile rilevare e sanzionare differenze significative.

 

Questo senza tener conto ovviamente della specificità dei due schieramenti e del fatto che Ambrosoli è sostenuto in Lombardia da una Lista civica.  Distingue, infine, tra la trattazione di temi nazionali e la trattazione di temi regionali nei programmi di approfondimento informativo che non fa emergere uno squilibrio significativo  in Rai, Rti, TI Media, mentre ne risulta uno sia pure di modeste proporzioni in Sky.

Quest’ultima viene richiamata ad assicurare nei programmi informativi il più rigoroso rispetto del principio della parità di trattamento e dell’equilibrato accesso nei confronti di tutti i candidati alla presidenza della Regione Lombardia laddove siano trattate tematiche inerenti le elezioni regionali. Per le altre Tv, si archivia.

 

Dalle delibere emerge da un lato l’impotenza normativa da parte dell’Agcom a sanzionare i doppi ruoli e gli squilibri tra i soggetti persone fisiche  e per gli squilibri negli spazi di approfondimento (è solo  Sky a pagare con  una specie di contentino marginale),  Deludente, quindi, non la par condicio ma l’interpretazione che ne dà l’Agcom.

 

Per i ricorrenti esiste, invece, il rischio di un pregiudizio irreparabile per uno dei due candidati, Ambrosoli appunto.