Censura: nuovo giro di vite in Cina. Il governo pensa di rafforzare i controlli su social network e servizi IM

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Nel mirino Weibo, il sito di microblogging più usato nel Paese. che è servito da cassa di risonanza per le proteste seguite a un incidente tra due treni della metro di Shanghai.

Cina


Weibo

Un nuovo giro di vite sui social network e i sistemi di messaggistica istantanea. Il governo cinese torna all’attacco di internet e dei media sociali, segno di una sempre maggiore inquietudine di fronte al crescente utilizzo di questi strumenti di comunicazione, che in altri Paesi sono stati utilizzati per organizzare e coordinare le proteste contro i regimi.

 

Ieri, sono stati gli organi di stampa del paese a dare la notizia di una nuova intensificazione dei controlli sui social network e i servizi IM: in particolare, il governo starebbe manifestando un notevole nervosismo nei confronti di Weibo – il Twitter in salsa cinese – che riuscirebbe a sfuggire alle maglie della censura e dei rigidi controlli imposti dal governo.

 

Ultimo episodio in ordine di tempo a causare l’irritazione dei funzionari del Partito comunista, la collisione tra due treni della metropolitana di Shanghai, che ha causato diverse centinaia di feriti. Subito dopo l’incidente, su Weibo sono apparse le prime immagini dello scontro che hanno contribuito a riaccendere la polemica sulla sicurezza dei trasporti cinesi. L’incidente è avvenuto infatti solo due mesi dopo un’altra grave collisione tra due treni dell’alta velocità, sempre per un problema di segnale.

 

Secondo i dati diffusi dalle autorità cinesi, il numero di utenti di questi siti è triplicato dal 2010 e a giugno ha superato quota 195 milioni.

 

La Cina già controlla il web in maniera intensiva e impedisce agli utenti di effettuare ricerche su termini sgraditi utilizzando un sistema di censura molto sofisticato noto come ‘Great Firewall‘, che si basa su un sistema di ‘ispezione’ del traffico http volto a determinare la presenza di determinate parole o espressioni invise al governo.

 

La lista delle parole sgradite comprende oltre 250 termini legati alla politica e a svariati altri argomenti. Oltre a nomi di personalità malviste dalle autorità (da Bao Tong a Hu Xingdou) anche espressioni come ‘China liberal’, ‘dipartimento della propaganda’, ‘Patriots Alliance’, ‘banlieu francesi’, ‘Falun Gong’, ‘indipendenza del Tibet’, ‘questioni ambientali’.

Quando il sistema intercetta una parola chiave, reagisce inviando pacchetti ‘resettatori’ ai punti finali della connessione, la quale quindi dovrebbe essere interrotta. Gli utenti, però, hanno individuato diversi modi per aggirare il sistema, e il Governo vuole un metodo di sorveglianza più stringente.

 

Nei giorni scorsi, inoltre, il Governo di Pechino ha accusato Washington di ingerenze negli affari interni del Paese dopo che gli Usa hanno fatto sapere di aver fatto ricorso al WTO per avere chiarimenti sulle restrizioni poste in essere a internet, che potrebbero rappresentare illecite barriere commerciali.