NGN: soldi pubblici o privati? Paolo Romani vuole un ‘veicolo pubblico’ ma Franco Bassanini (CDP) spinge ovviamente il progetto Metroweb

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CDP, che controlla Metroweb attraverso il fondo F2i, vuole investire nel progetto infrastrutturale della società milanese, che ha ricevuto anche l’Ok degli operatori ed è presieduta sempre da Bassanini.

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Il ministro Paolo Romani

Per la realizzazione di una rete in fibra ottica nazionale serve un soggetto pubblico, “con soldi pubblici o della Cassa Depositi e Prestiti”.

Lo ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani – secondo il quale solo il pubblico può investire in quelle aree in cui l’assenza di domanda rende l’investimento nella fibra ottica poco attraente agli occhi degli operatori – in quello che sembra un chiaro messaggio all’amministratore delegato di F2i, Vito Gamberale, che nei giorni scorsi aveva proposto Metroweb (controllata dal fondo F2i) come veicolo infrastrutturale per accelerare la realizzazione di una rete in fibra ottica su tutto il territorio nazionale.

 

A stretto giro è arrivata infatti anche la risposta del presidente della CDP, Franco Bassanini, che si è detto pronto a sostenere finanziariamente il progetto Metroweb “nel quale crediamo”.

Sorge a questo punto un chiaro conflitto d’interesse: è infatti lo stesso Bassanini a presiedere Metroweb, partecipata dalla CDP attraverso il fondo F2i.

“Abbiamo constatato con soddisfazione – ha affermato Bassanini – che sul progetto Metroweb ci sono state dichiarazione di interesse e disponibilità da parte dei maggiori operatori del settore dei servizi di telecomunicazione, in particolare: Telecom Italia, Vodafone e Fastweb. Questo dimostra che si è forse imboccata la strada giusta, probabilmente l’unica possibile per il nostro Paese”. (leggi articolo Key4biz).

 

Metroweb si è detta pronta a investire 57 milioni di euro nella fibra ottica: la società di Gamberale punta a entrare in trattativa con le utilities  di diverse città italiane come Bergamo, Brescia, Genova o Piacenza per costituire tante “piccole Metroweb locali” e il ministro dello sviluppo si era mostrato favorevole a un simile piano (Leggi articolo Key4biz), che pure avrebbe significato l’archiviazione del cosiddetto ‘Tavolo Romani’ e della ‘newco’ pubblico-privata che avrebbe dovuto provvedere a realizzare la dorsale in fibra ottica nazionale.

 

Eppure questa mattina, il ministro Romani ha affermato che Metroweb “vuole un orizzonte ampio ma ha un orizzonte piuttosto ridotto” e ha lanciato una stoccata agli operatori sottolineando che le telco “chiedevano soldi quando non c’erano” per poi scappare, dando il loro benestare al progetto di Gamberale quando, per un paio di giorni, i soldi ci sono stati.

“Poi i soldi sono scomparsi e li chiedono di nuovo. Volete l’intervento pubblico sí o no?”, ha quindi chiesto Romani agli operatori.

 

Bassanini, dal canto suo ha riconosciuto al tanto vituperato ‘Tavolo Romani’ almeno un merito: quello di aver fatto comprendere che in Italia “non può realizzarsi né la soluzione giapponese-coreana, cioè di un investimento in una rete NGN pari a 15 miliardi di risorse pubbliche perché avrebbe voluto dire per l’Italia un aumento del debito pubblico di un intero punto di PIL, nè quella britannica dove la rete NGN è stata compiuta dall’incumbent e poi messa a disposizione di tutti gli operatori”.

Il Tavolo Romani, insomma, ha avuto il merito di rivelare la non fattibilità di una società mista pubblica e privata.

Nel nostro Paese, quindi, secondo Bassanini occorre pensare a una ‘terza via’, “cioè una società della rete capace di mobilitare capitali privati in un investimento di lungo termine” e qui entra in campo il progetto Metroweb che “mobilizza risorse al 100% private”.

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