Ddl Stabilità. Paolo Romani: ‘Grave danno sottrarre risorse alle tlc’

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Per Stefano Parisi (Asstel) e Paolo Angelucci (Assinform): Il governo ci deve ripensare perché gli investimenti nelle reti di nuova generazione sono un volano per la crescita economica, l’innovazione e l’occupazione.

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Paolo Romani - Giulio Tremonti

“I contenuti della nuova legge di stabilità riportati dalla stampa appaiono in evidente contrasto con quanto previsto circa la destinazione delle risorse della gara per le frequenze 4G, gestita nella sua totalità dall’Mse”. Con queste parole, in ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, ha stigmatizzato la decisione del ministro dell’Economia Giulio Tremonti di sottrarre al settore delle telecomunicazioni i quasi 800 milioni di euro derivanti dall’asta delle frequenze LTE, in barba alla legge 220/2010, che stabilisce che le eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima di 2,4 miliardi di euro “sono riassegnate nello stesso anno al Ministero dello Sviluppo Economico per misure di sostegno al settore, da definire con apposito decreto del Ministro Romani, di concerto con il Ministro dell’economia e delle Finanze”.

La legge 111/2011 precisa che una quota “non superiore al 50% delle eventuali maggiori entrate accertate rispetto alla stima” di 2,4 miliardi di euro “sono riassegnate nello stesso anno al Mse per misure di sostegno al settore”.

Dall’asta il governo ha incassato poco meno di 4 miliardi e il surplus si attesta quindi a 1,6 miliardi di euro: la metà di questa cifra doveva , quindi, tornare al settore, per attuare interventi volti a chiudere il digital divide e a incrementare la diffusione della banda larga.

 

“Va evidenziato – ha sottolineato ancora Romani – che il successo della gara 4G è stato determinato anche e soprattutto dal fatto che le società di telecomunicazione hanno formulato le proprie offerte, nel corso della gara, nella consapevolezza normativa che una parte delle risorse sarebbe stata reinvestita nel settore Tlc”.

 

Romani ha quindi ricordato che gli investimenti in innovazione sono strategici per la crescita del Paese e che la spesa pubblica in innovativi progetti di infrastrutturazione delle reti “farà da volano all’investimento di ulteriori risorse private, con un rilevante effetto anticiclico, sia sul fronte economico che occupazionale”.

 

“Come ampiamente condiviso dai gruppi parlamentari di maggioranza, è dunque necessario garantire, anche sul fronte delle Tlc, la continuità degli investimenti e della crescita. Diversamente, si arrecherebbe un danno grave al settore e all’Italia”, ha concluso Romani.

 

L’appello del ministro è stato condiviso anche dall’Asstel, che in una nota ha auspicato che il Governo torni sui suoi passi e decida di riassegnare i fondi alle tlc, dal momento che – sottolinea il presidente dell’associazione Stefano Parisi“…gli investimenti nelle reti di nuova generazione sono un volano per la crescita economica”.

“Le aziende di telecomunicazioni sono consapevoli della situazione di finanza pubblica e non chiedono aiuti ma ritengono che se ci dovessero essere risorse disponibili, queste possano essere ben impiegate per eliminare definitivamente il digital divide”, ha aggiunto Parisi, sottolineando che recentemente, le telco hanno presentato al Governo un progetto per portare l’infrastruttura in fibra ottica a sessanta distretti industriali, garantendo cos’ l’accesso a banda larga a più di 200 mila imprese, e per assicurare le connessioni in fibra per il collegamento delle reti mobili per i Comuni sotto i 3000 abitanti.

 

“Ci auguriamo – ha concluso Parisi – che il Governo prenda nella dovuta considerazione tali progetti che potranno assicurare in tempi rapidi il miglioramento della competitività delle imprese italiane e incentivare lo sviluppo dei territori”.

 

Fa invece qualche rapido calcolo il presidente di Assinform Paolo Angelucci, che evidenzia le ricadute positive degli investimenti in IT sull’innovazione e sull’occupazione: se si impiegassero 200 milioni di euro – poco più del 12% delle risorse non preventivate emerse dall’asta dell’Lte – nella  dematerializzazione e per processi di switch-off  dalla carta al digitale nella Pa, dice Angelucci si potrebbero generare investimenti privati nell’ordine di 1 miliardo di euro essendo 5 il fattore moltiplicatore degli investimenti in tecnologie digitali.

 

“Siamo consapevoli della delicata situazione delle finanze pubbliche – ha spiegato Angelucci – ma proprio per questo invitiamo il Governo a un ripensamento. E’ il momento di valutare l’opportunità che si presenta oggi al Paese di poter ottenere, anche con poche risorse extra budget, ritorni rapidi in termini di spinte verso la crescita e la modernizzazione”.

Come Parisi, anche Angelucci sottolinea che l’innovazione tecnologica al servizio dei cittadini, delle imprese e delle Pubbliche Amministrazioni, “è una leva di sviluppo e di benessere per la collettività e sarebbe assolutamente necessario utilizzare una parte delle risorse aggiuntive nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione con interventi sia sul lato dell’offerta tramite l’estensione della fibra ottica in primis nei distretti industriali, che su quello della domanda di servizi innovativi a partire da quelli delle Pubbliche Amministrazioni”.