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5G: tutti i nodi della roadmap europea

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La roadmap europea verso il 5G sta partendo. I dubbi che restano sono relativi alla tempistica e all'implementazione  della nuova tecnologia di telecomunicazione mobile.

Il 5G rappresenta l’ultima frontiera per l’Unione Europea nella corsa alle telecomunicazioni mobili. Ma quando sarà davvero pronto per l’uso?

Già lo scorso anno la Commissione Ue ha fatto capire di voler stare in prima linea nello sviluppo della nuova tecnologia 5G, per recupera i fasti dell’era del GSM.

Però la strada non sarà facile. Secondo Global mobile Suppliers Association (GSA), dei circa 7 miliardi di sottoscrizioni mobili a livello globale, ad oggi appea 373 milioni sono 4G-LTE (meno dello 0,5%), mentre 6,3 miliardi sono 3G. In pratica, ci sono voluti 15 anni perché il 3G raggiungesse il 90% del mercato globale.

Un dato, quello sul 3G, indicativo. Prima di poter parlare di tecnologia 5G sarà necessario verificare l’andamento del la 4G-LTE, che per quanto disponibile nella maggior parte dei paesi, di fatto funziona soltanto in ambiente ‘metropolitano’.

Un grande passo avanti per lo sviluppo del 5G arriva dal 5G Infrastructure Public-Private Partnership (5G PPP), presentato lo scorso anno da Neelie Kroes, allora vice presidente della Commissione europea per l’Agenda digitale.

Questo progetto si ripropone, come ai tempi dello sviluppo della tecnologia GSM, di creare un quadro per l’innovazione della telecomunicazione mobile che cambierà i sistemi esistenti.

Nello specifico, il 5G PPP si struttura in tre fasi:

  • (2014-2016) Ricerca base
  • (2016-2018) Ottimizzazione del sistema/ Pre-standardizzazione
  • (2018-2020) Prove su larga scala/ Fase iniziale di standardizzazione

Dice bene quindi Pablo Valerio, analista di IT Consultant, affermando che “nonostante i primi prototipi sul mercato, è improbabile che vedremo una rete commerciale che offre un ‘vero e proprio’ servizio 5G prima del prossimo decennio”.

 

Per avere un rapido successo, il 5G dovrà svilupparsi non a livello di singoli giocatori, ma armonicamente e in ottica comunitaria anche da punto di vista delle freqeunze: l’Unione Europea deve assumersi l’onere di prendere il nuovo standard sotto la sua ala protettrice.