L’ok condizionato

5G, Theresa May dà il via libera a Huawei. Ma solo per le antenne e le parti ‘non core’

di |

Il National Security Council, presieduto dal primo ministro britannico, ha firmato un accordo per consentire a Huawei di contribuire alla realizzazione della nuova rete 5G nel Paese, ma con un ‘accesso limitato’: la tlc cinese può fornire antenne ed altre infrastrutture ‘non core’.

Huawei non è stata esclusa da Uk. La Tlc cinese può contribuire alla realizzazione della nuova rete 5G nel Paese grazie all’accordo firmato ieri con il National Security Council, presieduto dal primo ministro britannico Theresa May, nonostante gli avvertimenti degli Stati Uniti e di alcuni dei suoi ministri più anziani convinti che il colosso di Shenzhen agisca come agente di spionaggio della Cina e quindi rappresenti un rischio per la sicurezza nazionale. La decisione è stata presa quando il ministro delle Finanze, Philip Hammond si prepara a recarsi in Cina per promuovere la partecipazione della Gran Bretagna all’iniziativa Belt and Road di Pechino

L’ok solo per le parti non sensibili

Il via libera è però condizionato a “un accesso limitato”, Huawei può, infatti, fornire antenne e altre parti “non core” dell’infrastruttura tecnologica, secondo quanto riportato dal Telegraph. Una mossa che consentirebbe al Regno Unito di ridurre al minimo i rischi. L’infrastruttura chiave è dove vengono archiviate informazioni sensibili, come la fatturazione e i dettagli dei clienti. Gli elementi non essenziali sono le antenne e le stazioni di base su alberi e tetti e apparecchiature di trasmissione, che secondo le società di telecomunicazioni sono passive in quanto i dati passano semplicemente e non possono essere intercettati e compromessi, come ci ha anche detto in questa videointervista Luigi De Vecchis, presidente di Huawei Italia.

Dunque, nessuno ban da parte della Gran Bretagna, in cui Huawei è già presente nella rete mobile “non core”.

In questo modo la Gran Bretagna si è differenziata all’interno dell’alleanza nota come “Five eyes” per la condivisione di intelligence, di cui fanno parte Canada, Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda. Quest’ultimi due Paesi si sono fatti sedurre dalle sirene americane e hanno entrambi vietato l’utilizzo di prodotti Huawei su progetti nazionali di infrastrutture di telecomunicazione, e la Nuova Zelanda è arrivata a impedire a una società nazionale di utilizzare apparecchiature Huawei come parte del proprio rollout 5G in tutto il Paese.

Il capo del National Cyber ​​Security Center britannico ha dichiarato “che i governi dell’alleanza hanno adottato approcci diversi prima di affrontare i problemi connessi alle tecnologie Huawei”, minimizzando così qualsiasi spaccatura con gli alleati.

Secondo il report proprio del National Cyber Security Centre, gli 007 britannici, “Huawei non rappresenta un pericolo e sono gestibili gli eventuali rischi di spionaggio della Cina per l’impiego di componentistica e impianti Huawei per allestire le proprie reti 5G”.

I risultati della campagna Usa anti-Huawei in Europa

Dunque, la campagna Usa anti-Huawei in Europa ha avuto pochi effetti: la Tlc cinese non è stata esclusa neanche in Germania e non ha ricevuto il ban né dall’Unione Europea né dall’Italia. Il nostro Paese ha esteso il Golden Power anche per il 5G e ha istituito il Centro valutazione presso il Ministero dello Sviluppo economico (Mise): “Queste misure forniscono adeguate garanzie rispetto a possibili perdite di sovranità determinate dall’affidamento di servizi ad aziende straniere”, ha rassicurato Luigi Di Maio al Copasir.