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5G, tutti i risultati dell’indagine conoscitiva Agcom

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Il Consiglio dell’Autorità ha pubblicato gli esiti della consultazione pubblica sulle prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso il 5G (delibera 89/18/Cons relatori i commissari Nicita e Posteraro) e ha avviato la consultazione pubblica sulle regole per l’asta 5G (delibera 557/16/ Cons relatori i commissari Martusciello e Nicita).

Il Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella sua riunione del 26 febbraio, ha approvato con delibera 89/18/CONS, relatori i Commissari Antonio Nicita e Francesco Posteraro, l’avvio di una consultazione pubblica concernente le procedure per l’assegnazione e le regole per l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz per sistemi di comunicazioni elettroniche al fine di favorire la transizione verso la tecnologia 5G, secondo quanto previsto dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205.

Nella medesima riunione, il Consiglio, relatori i Commissari Antonio Martusciello e Antonio Nicita, ha disposto anche la pubblicazione degli esiti dell’indagine conoscitiva di cui alla delibera n. 557/16/CONS, concernente le prospettive di sviluppo dei sistemi wireless e mobili verso il 5G e l’utilizzo di nuove porzioni di spettro al di sopra dei 6 GHz (scarica qui il Pdf del documento pubblicato sul sito dell’Agcom).

Sintesi su risultanze dell’indagine conoscitiva 5G

L’obiettivo dell’indagine conoscitiva sui servizi 5G pubblicata da AGCOM è stato quello di analizzare lo stato dell’arte del dibattito tecnologico, economico e regolamentare all’interno del mercato delle telecomunicazioni italiano per verificare eventuali impatti sull’attività dell’Autorità. L’indagine è partita dall’analisi delle risorse frequenziali necessarie allo sviluppo delle reti 5G, sia individuate all’interno delle bande pioniere che su altre bande di frequenza passibili di interesse futuro da parte del mercato, per poi focalizzarsi sui principali sviluppi tecnici prevedibili sulle reti 5G.

In seguito, la riflessione si è concentrata sul segmento di mercato che gli operatori ritengono essere più interessante per i futuri piani di business, ovvero l’Internet of Things (“IoT”), per poi affrontare il complesso tema dell’intreccio tra l’impatto che il 5G avrà sulle architetture di rete, i futuri modelli di business e lo sviluppo dei mercati cosiddetti “verticali”.

L’interesse del mercato 

Per quanto riguarda la distribuzione delle risorse frequenziali, l’interesse più elevato del mercato si è manifestato ovviamente sulle frequenze nelle bande 700 MHz, 3.6-3.8 GHz e 26.5-27.5 GHz, sulle quali AGCOM pubblica, simultaneamente alle risultanze dell’indagine, una bozza di regolamento da porre a consultazione pubblica, per definirne le procedure competitive di assegnazione.

Tutte le frequenze mobili saranno (prima o poi) migrate al 5G

Dal punto di vista tecnico, è stato inoltre esplicitamente affermato che, in futuro, tutte le frequenze in uso adesso agli operatori mobili – 800, 900, 1500 (la cosiddetta banda L), 1800, 2100 e 2600 MHz –  saranno, presumibilmente, prima o poi migrate all’uso 5G.

 

In prospettiva banda L, banda 2300-2400 Mhz e 66-71 Ghz

Con riferimento a nuove allocazioni di banda, su queste occorre distinguere quelle già armonizzate o il cui percorso di armonizzazione è già avviato (estensione banda L, banda 2300-2400 MHz) e le nuove bande. Ad esempio, la banda 66-71 GHz (frequenze su onde millimetriche) è emersa come novità e, in ambito europeo, è quella attualmente vista con maggior interesse per lo sviluppo 5G dopo quelle prioritarie già identificate.

Densificazione della rete

Per quanto riguarda i principali sviluppi tecnici delle reti 5G, è stato evidenziato come prioritario il tema della densificazione della rete e, in particolare, quello delle installazioni degli apparati. Sono state evidenziate nuove soluzioni flessibili ed innovative denominate “white-label“, in cui i sistemi small cell risultano integrati – ad esempio –  all’interno di edifici, quali stadi, stazioni, etc., o in specifiche aree urbane, quali fermate di autobus, pali di luce stradale, etc., da soggetti anche diversi dagli operatori storici, per poi essere “accesi” e connessi quindi da uno o più operatori di telecomunicazioni, in modo da creare anche nuovi modelli di business (e.g. il cosiddetto neutral host).

Operatori, preferenza per frequenze licenziate per l’IoT

Dal punto di vista degli sviluppi in ambito IoT, il tema più rilevante è stato il confronto tra approcci di sviluppo di tecnologie che impiegano frequenze licenziate, rispetto a quelli di estrazione collettiva. Gli operatori che sono intervenuti nella consultazione pubblica hanno espresso la propria preferenza per le tecnologie che utilizzano frequenze licenziate, soprattutto per abilitare applicazioni e servizi con elevate caratteristiche prestazionali. In ogni caso, sul tema dell’evoluzione IoT, AGCOM conclude che occorrerà rimanere in linea con gli sviluppi comunitari ed agire in maniera da favorire le innovazioni, anche, se del caso, nell’ambito dell’esistente Comitato AGCOM Machine-to-Machine.

 

Architetture di rete, il concetto di ‘slicing’

Con riferimento allo sviluppo delle architetture di rete, è stato riconosciuto come fondamentale il monitoraggio sulle applicazioni del concetto di slicing, anche in ottica della vigilanza di AGCOM nell’ambito del rispetto del principio di neutralità della rete.

Verticals, si parte dai Trasporti

Per quanto riguarda invece gli sviluppi in ambito dei settori industriali “verticali”, il settore dei trasporti (servizi di intelligent transport system e Transport and Traffic Telematics) e in particolare quello automobilistico appare, ad ora, quello su cui l’impatto del 5G è più evidente. Ad esempio, il settore automobilistico è quello numericamente più rappresentato nei 3 progetti di sperimentazione Mise, anche se le proposte sono estremamente variegate, attraverso il coinvolgimento di numerosi partner tecnologici ed industriali, aziende, università, enti di ricerca e varie istituzioni locali.

 

Frequenze, diritti d’uso sempre meno esclusivi

Dal punto di vista strettamente regolamentare, il risultato principale è stato il riconoscimento della necessità di disegnare diritti d’uso delle frequenze sempre meno “esclusivi”. Nell’indagine è stato infatti trattato il tema legato alla possibile introduzione di nuove forme di spectrum sharing, di condivisione dello spettro c.d. di light licensing o club use o di impiego di bande ad uso collettivo (unlicensed) anche in modalità LAA (Licensed Assisted Access), cioè in accoppiamento con bande licenziate. Ciò, anche in linea con le proposte regolatorie contenute nel nuovo Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche, attualmente in discussione comunitaria, che pongono enfasi sulla necessità di un diritto d’uso classico esclusivo solo ove strettamente necessario a evitare le interferenze nocive.

Per approfondire: