Lo scenario

5G, più di 800 milioni di connessioni nel 2022. L’Europa rischia di perdere la sfida con Cina e USA

di |

Internet of Things, intelligenza artificiale, smart roads, auto a guida autonoma, manifattura 4.0: 5G significa abilitare la trasformazione digitale e supportare lo sviluppo di nuovi modelli di business. Lo scenario mondiale e le prospettive dei mercati.

A partire dagli annunci dei test in aree urbane, arrivando fino al primo vero utilizzo dello standard in occasione delle recenti Olimpiadi invernali in Corea del Sud, la corsa alle reti e i servizi 5G è iniziata in tutto il mondo già dall’anno passato.

I tempi per il lancio delle reti mobili commerciali 5G in tutto il mondo si stanno accorciando. Alcuni Paesi hanno investito bene, cercando di giocare di anticipo e di guadagnarsi così un buon vantaggio competitivo prima del 2022.

Molti vendor hanno indicato il 2020 come anno zero del 5G, ma tanti altri vogliono provare ad anticipare il tutto al 2019. Probabilmente un tentativo dettato dall’ottimismo, perché gli esperti continuano a scommettere sul 2022 come data più logica.

Secondo le stime di CCS Insight, nel 2019 le connessioni 5G attivate potrebbero arrivare a 12 milioni circa in tutto il mondo, per poi salire a 60 milioni nel 2020.

Per il 2022, le connessioni 5G attivate a livello globale potrebbero essere più di 800 milioni.

Le più recenti stime sulle tecnologie e sui servizi per il 5G indicano un mercato che nel 2025 potrebbe arrivare a valere più di 251 miliardi di dollari, si legge in un documento Netscribes.

Già nel 2021 saranno venduti più di 250 milioni di device compatibili con le nuove specifiche del 5G.

Una corsa che vede subito la Cina in pole position, seguita con un certo ritardo dagli Stati Uniti e il Nord America, mentre ancora più lontana, anche se al terzo posto, si posizionerebbe la nostra Europa.

Nel 2025 la Cina potrebbe raggiungere e superare il miliardo di connessioni 5G, circa il 40% del totale mondiale, con gli Stati Uniti che invece dovrebbero raggiungere le 200 milioni di connessioni per quella data.

L’Europa potrebbe superare le 100 milioni di connessioni solo tra il 2023 ed il 2024.

Riguardo gli Stati Uniti, si legge in una recente pubblicazione della GSMA, si pensa che potrebbero sperimentare una massiccia migrazione dal 4G al 5G già nel 2025, facendo del 5G la rete mobile principale.

Un fatto non di poco conto, perché significa che entro 8 anni in quel Paese il nuovo standard potrebbe abilitare nuovi modelli di business basati su tecnologie disrputive come l’Internet delle cose, l’industria 4.0, la robotica e l’intelligenza artificiale.

In Cina, ad esempio, come riportato venerdì scorso sul quotidiano China Daily, si guarda con ottimismo alla possibile leadership sul mercato delle auto a guida autonoma e connesse in rete (self driving cars, connected cars).

Grazie al programma “Made in China 2025”, Pechino punta con decisione sulla manifattura 4.0 applicata all’industria automotive, con la chiara intenzione di rivoluzionare il sistema dei trasporti.

Cosa che sarà possibile proprio grazie alle nuove reti 5G.

Riguardo le auto a guida autonoma e connesse in rete, progressivamente a motore elettrico, sia la Capitale, sia Shanghai, hanno annunciato l’arrivo di guide locali per la sperimentazione urbana e allo stesso tempo per la progettazione di smart roads, le strade intelligenti che offriranno servizi di nuova generazione alle auto in transito, che consentiranno di far dialogare i veicoli e di effettuare anche la ricarica elettrica degli stessi, cercando di garantire elevati livelli di sicurezza.

Per l’Europa il discorso appare invece più complesso, secondo i ricercatori di CCS Insight.

Le scelte degli operatori più grandi, tra cui Telecom Italia, Telia e Deutsche Telekom, solo per citarne alcuni, sono state prese con l’intenzione di investire certamente sul 5G, ma allo stesso tempo di continuare a concentrarsi sul 4G, in un contesto regolatorio generale che vede una proliferazione di norme per un mercato europeo ancora eccessivamente frammentato e indebolito dalla mancanza di coesione e dall’assenza di strategie comuni per migliorare i livelli di competitività sui mercati globali.