La replica

5G Italy. Luigi Gubitosi (Tim) attacca ‘Digital divide aumentato con Open Fiber. Modello wholesale only fallimentare’

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Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, attacca 'Con Open Fiber il digital divide nelle aree bianche è aumentato, il modello wholesale only ha fallito ovunque'.

“Tirare il regolatore per la giacchetta sul modello della società unica della rete è inappropriato, il nostro obiettivo è eliminare il digital divide entro il 2024, anche nelle aree bianche dove Open Fiber è attiva da due anni ma dove il ritardo è aumentato”. E ancora, “il modello Wholesale only promosso da Open Fiber è stato un fallimento ovunque sia stato sperimentato”. Lo ha detto oggi Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim, al 5G Italy, l’evento promosso dal CNIT e organizzato da Supercom che si è chiuso oggi al CNR.

Gubitosi sfida contro digital divide

Gubitosi ha detto che “a tal proposito nei giorni scorsi sui giornali sono stati riportati alcuni commenti emersi proprio durante questo convegno (vedi l’articolo sull’intervento di Franco Bassanini), sull’opportunità o meno di un modello di rete sotto un operatore integrato e di conseguenza come a tal proposito si dovrebbe comportare il regolatore”.

In molti Paesi è ritenuto inappropriato indicare come si dovrebbe comportare un regolatore, tirandolo, come si suol dire “per la giacchetta”. Dovrebbe essere così anche da noi per rispetto istituzionale”.

“Qui – ha detto Gubitosi – desidero ricordare che una delle sfide più importanti che ci troviamo ad affrontare, oltre alla gestione delle innovazioni tecnologiche poc’anzi citate, è quella di abbattere il digital divide che ancora esiste in Italia, in particolar modo nelle aree bianche”.

Da anni si parla di digital divide e di come ridurre il gap che ancora contraddistingue l’Italia rispetto ad altri Paesi – ha aggiunto l’ad di Tim – A tal riguardo si deve ricordare che lo sviluppo della Banda Larga in Italia lo ha avviato proprio Telecom”.

Investiti 1,5 miliardi di fondi pubblici in aree bianche ma “Fiber to nowhere”

Poi sono subentrati altri operatori e, solo di recente, Open Fiber che come noto ha acquisito Metroweb e poi si è aggiudicata i bandi di gara per la connettività nelle aree bianche. Dai dati pubblici, da ultima un’audizione parlamentare di alcuni giorni fa, sembra emergere che proprio in quelle aree in cui si voleva recuperare un ritardo, il ritardo nella riduzione del digital divide è invece aumentato, nonostante i fondi pubblici destinati a tali interventi sono oltre 1,5 miliardi di euro. Nel corso di quella stessa audizione inoltre è emersa una novità assoluta: mentre fino ad oggi si conoscevano tre tipologie di architetture di rete – FTTC, FTTB e FTTH, quest’ultima oggetto della mission di Open Fiber, si è scoperto che Open Fiber, come dichiarato nel corso della stessa audizione, porta invece la fibra fino ad una media di 17 metri dall’edificio…creando così un nuovo tipo di architettura indefinito che in Tim chiamiamo scherzosamente FTN – Fiber to Nowhere”.

Combinazione Tim-Open Fiber ha senso

Una combinazione tra Tim e Open Fiber “ha senso e andrebbe perseguita, ma se questo obiettivo non fosse condiviso sarà comunque Tim a farsi carico di questa sfida cruciale per il Paese”. ha aggiunto Gubitosi parlando dell’ipotesi di una rete unica verticalmente integrata. D’altro canto, case studies di settore a livello internazionale “dimostrano che i tentativi di modello Wholesale only si sono rivelati tutti esperienze di scarsa efficacia per la reale diffusione del FTTH e in larga parte di portata molto limitata rispetto ai modelli – largamente prevalenti in tutto il mondo – di operatore di rete verticalmente integrato”.

Sulla rete “ora non è più tempo di dibattiti infiniti e ipotesi fantasiose. Ora è tempo di risultati concreti – aggiunge l’ad di Tim – Ovviamente la soluzione non può essere la creazione di un operatore disintegrato, eliminando esperienze competenze e sinergie, inseguendo sistemi e modelli peculiari che non hanno riscontrato successo in nessuna parte del mondo”, ha continuato ricordando che da inizio 2019 “sono stato il primo a suggerire di eliminare duplicazioni di infrastrutture e investimenti”. 

“Durante l’ultima Assemblea dell’ANCI a cui ho partecipato, molti sindaci si sono lamentati del ritardo che ancora registrano nei loro comuni in termini di connettività e copertura della fibra, a cui ho accennato poc’anzi”, aggiunge Gubitosi.

Impegno Tim, via digital divide entro il 2024

In quella sede – prosegue l’ad di Tim – io ho preso un impegno su cui abbiamo già iniziato a lavorare e che voglio ribadire qui: se l’ANCI e le altre associazioni degli enti locali ci forniranno l’elenco delle aree a scarsa o nulla connettività entro il 31 marzo, faremo una mappatura e entro il 30 giugno presenteremo un piano per eliminare o almeno ridurre in maniera consistente il digital divide in queste aree nei due anni successivi”.

È un obiettivo importante, che necessita di varie tecnologie (tra cui il FWA, ma non solo) e il cui raggiungimento richiede di essere efficienti ed efficaci, facendo leva su mezzi, competenze e esperienza che solo TIM può garantire.

TIM, sin da oggi è disponibile ad intervenire per chiudere il digital divide a partire dalle aree bianche e offrire al Paese un’infrastruttura di rete all’altezza delle sfide che lo attendono. Da parte nostra abbiamo già offerto ad altri operatori la possibilità di co-investire nelle città che Tim cablerà nei prossimi due anni”.

L’anno che sta per concludersi “è stato molto importante per Tim: il clima è profondamente cambiato tra gli azionisti e stiamo lavorando in armonia” continua Gubitosi, aggiungendo aggiungendo che il tema debito “è stato indirizzato in maniera energica e sta registrando un’importante riduzione, abbiamo lanciato il 5G che continueremo a sviluppare velocemente, abbiamo chiuso operazioni importanti (Inwit, Google) che sono state apprezzate dal mercato e porteranno vantaggi significativi all’azienda e ai suoi clienti”.