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La Rai introduce il ‘Disability Manager’, gesto apprezzabile ma ancora tanti dubbi

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In occasione del convegno “Nessuno escluso, La disabilità e l'impegno delle Istituzioni e della Rai per l’accessibilità" la Rai introduce il “Disability Manager”. Una buona iniziativa ma permane ancora un grande e grave deficit di “sensibilità sociale” di Viale Mazzini.

Questa mattina a Roma, nella sede Rai di Viale Mazzini, nel Salone degli Arazzi, con significative presenze istituzionali e politiche (il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio delegato a famiglia e disabilità, il grillino Vincenzo Zoccano, e la forzista Mara Carfagna come Vice Presidente della Camera), si è tenuta una giornata dedicata alla disabilità.

Le aspettative erano molto alte, la delusione è stata tanta.

In effetti, ha prevalso su tutto un clima retorico, autoreferenziale, e buonista.

Il titolo dell’iniziativa è stato “Nessuno escluso”, ovvero “La disabilità e l’impegno delle Istituzioni e della Rai per l’accessibilità”: anzitutto, va segnalato – e lamentato – che Rai non abbia messo a disposizione nessuna ricerca, studio, analisi che potesse consentire ai partecipanti di comprendere il reale “posizionamento” della radiotelevisione pubblica italiana in materia. Perché, ancora una volta, questo deficit di conoscenza e quindi (auto)coscienza???

Il confronto è stato senza dubbio aperto, e qualche timida critica al ritardo della Rai è stata manifestata, ma sempre in punta di piedi, come se la presenza del Presidente della Rai, il sovranista Marcello Foa (nella prima sessione) e dell’Amministratore Delegato, il grillino Fabrizio Salini (nella seconda sessione, e per le conclusioni), avessero “inibito” la vocazione degli intervenienti a raccontare la vera verità. Cotanta “autorità”… inibisce?!

A rompere, con diplomazia, il clima positivo e da “volemose bene” (ovvero “tutti assieme” per “fare di più”), è stato il rappresentante dell’European Broadcasting Union – Ebu (l’associazione dei servizi pubblici europei), Gion Linder, Presidente dell’“Access Services Group” dell’Ebu, che ha segnalato – in un breve ed efficace intervento – come in materia di accessibilità il “public service media” italico venga dopo quelli di Germania, Francia, Spagna, Regno Unito… Insomma, nella classifica europea – ha sostenuto Linder – l’Italia è in una posizione “media” (e forse è una interpretazione ottimista).

L’occasione ha consentito anche di acquisire una qualche informazione sulla prima riunione, avvenuta il 14 marzo scorso, del “tavolo di confronto” previsto dal nuovo “contratto di servizio” tra Stato e Rai, contratto che – si ricordi – è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo… 2018. Insomma, se ne vede un qualche risultato concreto a distanza di un anno dalla pubblicazione: e ciò basti, per comprendere quanto questo atto produca risultati concreti. Il 31 gennaio scorso, nel silenzio dei più (la notizia è stata pubblicizzata soltanto il 28 febbraio), è stato firmato dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio il decreto di nomina del Comitato previsto dall’articolo 23 del “contratto di servizio” con Rai, comitato che “esprime pareri ed avanza proposte in tema di tutela delle persone portatrici di disabilità sensoriali”. Il “Comitato di confronto”, squisitamente consultivo, è formato da 12 membri, di cui 6 di nomina Mise e 6 nominati dalla Rai. I membri nominati dal Ministero sono “scelti tra i rappresentanti di commissioni, consulte e organizzazioni senza scopo di lucro di rilievo nazionale, con competenza ed esperienza sui temi relativi alla tutela delle persone portatrici di disabilità sensoriali, di cui all’articolo 10 del contratto di servizio”.

Il Presidente Marcello Foa ha sostenuto che “la Rai è impegnata concretamente da molti anni, in modo costante e crescente e senza divisioni, affinché nessuno sia escluso, per far sì che la possibilità di fruire dei prodotti della nostra industria culturale sia messa a disposizione di tutti i cittadini. Chi se non la Rai può farsi promotore di una società migliore oltre le divisioni politiche?! Una società della quale anche i disabili abbiano la possibilità di sentirsi parte senza nessuna restrizione”. Foa ha enfatizzato che “l’88 % della programmazione dalle sei a mezzanotte è sottotitolata e ci sono diverse edizioni dei tg ogni giorno nella lingua dei segni”,ed ha ricordato la presenza nelle fiction di personaggi disabili come ne “La compagnia del cigno” andata in onda su Rai 1, e programmi dedicati alla disabilità come “Tutto il bello che c’è” e “Fai la cosa giusta”. Ha rimarcato l’importanza delle 200 ore di diretta delle Paralimpiadi seguite dagli stessi giornalisti delle Olimpiadi.

Come è stato ricordato, il tema silente della disabilità tocca in Italia circa 4,4 milioni di persone, delle quali più di 2 milioni ha un’età superiore a 65 anni e vive nelle regioni del Meridione. Si tratta di dati Rai tratti da uno studio dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, ma purtroppo non esistono stime accurate, non esistendo una “anagrafe” della disabilità, né una definizione condivisa, né rilevazioni Istat aggiornate.

È stato l’Amministratore Delegato della Rai Fabrizio Salini a tirare le somme dell’iniziativa odierna, enfatizzando anche lui gli aspetti positivi del trattamento Rai di questa tematica, tra audio-descrizioni, sottotitoli, lingua dei segni e nello sviluppo di nuove tecnologie…

Fabrizio Salini ha annunciato questa mattina – quasi a mo’ di mago che tira fuori dal cappello una maravigliosa sorpresa – che la Rai sta per creare un “Disability Manager”, emulando casi di eccellenza di altri “public media service” europei: la notizia è certamente apprezzabile, anche se va rimarcato che la decisione (peraltro non prevista dalla riorganizzazione che deriva dal “piano industriale” appena approvato) è comunque tardiva, e soprattutto che, senza precisare di quali risorse professionali ed economiche (e poteri relazionali infra-aziendali) disporrà questa struttura, si corre il concreto rischio che divenga un’altra… “foglia di fico”.

Il “Disability Manager” – ha sostenuto Salini – viene creato “sul modello del Regno Unito e degli Stati Uniti: una figura, una struttura, nel nuovo assetto organizzativo della Rai, in grado di dialogare, di intervenire, monitorare e essere presente anche nell’ideazione, nella creazione e nella qualità del contenuto”.

Fabrizio Salini ha anche ricordato – con orgoglio aziendalista – che “nel 2018 abbiamo sottotitolato oltre 16mila ore di programmi, ed è un impegno in continua crescita. Per quanto riguarda la sottotitolazione delle edizioni principali dei tg, ad oggi non sottotitolate (il Tg1 delle 13.30, il Tg3 delle 19 e il Tg2 delle 20.30), mi prendo l’obbligo di provvedere”. Ed anche questa è senza dubbio una bella notizia: tardiva, ma bella. Inoltre, rispetto “all’audio-descrizione, l’attività è stata avviata in fase sperimentale sui canali tematici e progressivamente estesa anche agli altri. Nel 2018, la Rai ha audiodescritto il 76 % dei programmi di prima serata… obiettivo nel 2019 è proseguire nel percorso di sviluppo e di un’offerta sempre più accessibile”.

L’Ad Rai ha anche ricordato – come già avvenuto in occasione del Consiglio di Amministrazione della settimana scorsa (mercoledì 27 marzo) – che la Direzione Pubblica Utilità è stata scorporata dall’“Area Digital”, quale segno di maggiore attenzione agli obblighi imposti dal “Contratto di servizio. Sia consentito osservare – da ricercatori – che durante la prima audizione di Salini in Commissione Vigilanza era stato un parlamentare leghista a richiedere un rafforzamento di questa Direzione Pubblica Utilità: in particolare, il 15 novembre 2018, il deputato leghista Paolo Tiramani sosteneva “visto che lei, dottor Salini, ricopre la funzione di amministratore delegato, le chiedo se non sia opportuno trasformare una struttura così importante prevedendo una direzione a suo diretto riporto, perché secondo noi la funzione è simile a quella di Rai Parlamento”. L’istanza di Tiramani è stata accolta da Salini.

Abbiamo già contestato su queste colonne (vedi “Key4biz” del 1° aprile, “Mibac e Rai, tra l’incerta campagna ‘Moviement’ e la nomina del Direttore Generale”) come dal “piano industriale” approvato dal Cda il 6 marzo scorso non emerga assolutamente una particolare sensibilità della Rai rispetto alle tematiche “sociali” tout-court.

Se il piano industriale prevede di “introdurre la funzione Pubblica Utilità”, avente come focus “accessibilità, interattività, mobilità, meteo” (e mettere nello stesso calderone queste funzioni non ci sembra granché strategico, né in termini culturali né di riorganizzazione industriale), ci si domanda se la funzione di “responsabilità sociale” – intesa come sensibilità nei confronti della società civile, del terzo settore, delle associazioni di volontariato, delle organizzazioni che tutelano le tante diversità (e quindi anche le diverse abilità) – non debba essere elevata al rango di Direzione, di importanza non inferiore a quella Direzione della Comunicazione (che in questi giorni è stata incomprensibilmente smembrata).

D’altronde, in queste ore non è nemmeno chiaro (se non – forse – all’Ad ed al Presidente ed a pochi loro fiduciari) dove verrà allocata la funzione “Responsabilità Sociale” Rai (diretta da Roberto Natale), ed anche questo elemento evidenzia il perdurante deficit di sensibilità su queste tematiche. La funzione “accessibilità” non può essere associata al “meteo” (!!!), e dovrebbe piuttosto essere spostata da una generica (evanescente) Direzione “Pubblica Utilità” verso una Direzione “Responsabilità Sociale” (le parole sono importanti, commenterebbe Nanni Moretti…).

La “disabilità” dovrebbe infatti – secondo il modesto parere di chi redige queste noterelle – essere curata in Rai da una struttura ad hoc (e quindi ben venga il “Disability Manager” annunciato oggi dall’Ad Fabrizio Salini), che dovrebbe dipendere però da una Direzione Responsabilità Sociale forte, dotata di risorse professionali ed economiche adeguate, in grado di interagire con i “decision maker” dei processi editoriali e giornalistici, così come con i propri “stakeholder” (le associazioni della società civile, i dipendenti Rai, ma anche i telespettatori, ovvero – alla fin fine – i cittadini tutti), rilanciando l’esperienza del “Segretariato Sociale” Rai. Producendo alla fine anche un “bilancio sociale” Rai (peraltro anch’esso ormai previsto esplicitamente dal “contratto di servizio” vigente, così come l’indice di “coesione sociale”) che sia strumento di conoscenza e trasparenza e di processi partecipati.

L’obiettivo dovrebbe essere rappresentato dalla disseminazione culturale in Rai di uno “spirito” informatore che stimoli una lettura altra e plurale della realtà, una interpretazione del Paese che contrapponga alla dominante (anche a Viale Mazzini) cultura neo-consumista la bellezza e la bontà delle tantissime esperienze positive, delle migliaia di buone pratiche, delle infinite diversità che la società civile italiana mette in atto, purtroppo ancora lontane dalla luce dei riflettori mediali. Insomma, al di là di apprezzabili casi di eccellenza, mancano ancora in Rai un’informazione organica ed una narrazione diffusa, in grado di contrapporre la logica civile del “sociale” alle logiche dominanti del “mercato”.

Riteniamo che, peraltro, una cultura sovranista, e critica anche rispetto al dominio del capitale globale (multinazionale e digitale) dovrebbe fare proprie queste esigenze. E se l’Ad Fabrizio Salini ha la “mission” primaria di riorganizzare la “macchina” aziendale per renderla più efficiente ed efficace, dovrebbe essere forse soprattutto il Presidente Marcello Foa – giustappunto sovranista – a promuovere questo tipo di differenziazione identitaria della Rai, per rimarcarne la alterità culturale (ci si consenta: spirituale) rispetto all’offerta dei “broadcaster” commerciali…

La prima sessione dell’iniziativa odierna ha visto la simpatica giornalista Emma D’Aquino nella veste di moderatrice. Annunciato ma assente Lorenzo Fontana, Ministro (senza portafoglio) per la Famiglia e le Disabilità.

Dopo gli interventi del Sottosegretario e della Vice Presidente della Camera, tutti molto appassionati ma – sia consentito – non particolarmente concreti, si sono avvicendati il senatore piddino Edardo Patriarca (dal 1999 al 2006 Portavoce del Forum del Terzo Settore), Luca Pancalli Presidente Comitato Italiano Paralimpico (Cip), e Gion Linder Presidente Access Services Group Ebu.

Luca Pancalli, Presidente del Cip, ha avuto toni molto positivi, anzi quasi entusiasti, ringraziando Viale Mazzini per l’impegno profuso nel seguire i giochi paralimpici: secondo alcune valutazioni, la Rai sarebbe stata la seconda emittente televisiva in Europa, per quantità di ore trasmesse, dopo la britannica Channel 4.

La seconda sessione è stata moderata da un altro giornalista Rai, Giovanni Anversa, particolarmente sensibile a queste tematiche. Sono intervenuti la giovane Vice Capo dell’Ufficio Legislativo del Mise Elvira Raviele, il Presidente della Federazione Italiana Superamento Handicap (Fish) Vincenzo Falabella, la Presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu) Angela Nava Mambretti, il Segretario Generale dell’Ente Nazionale Sordi (Ens) Costanzo Del Vecchio, la Portavoce Forum Terzo settore Claudia Fiaschi

Impressioni complessive?!

Prevalente autoreferenzialità della Rai, evidente debolezza delle associazioni.

Stendiamo un velo di pietoso silenzio sul ruolo (inesistente) del fantasmico Consiglio Nazionale degli Utenti (Cnu), organo “ausiliario” dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (tra parentesi, perché non è stato coinvolto – nell’alto consesso odierno – nessun consigliere dell’Agcom, a partire dal Presidente Angelo Marcello Cardani?!).

Soltanto Costanzo Del Vecchio, in rappresentanza dei non udenti, ha rimarcato che va certamente apprezzato lo sforzo di Viale Mazzini, ma molto, veramente molto, va ancora fatto.

Lievemente critico – ma propositivo – anche l’intervento della Portavoce del Forum del Terzo Settore, anche se ci ha stupito che Claudia Fiaschi non abbia nemmeno citato, nel suo stimolante intervento, la precisa presa di posizione assunta dalla sua associazione rispetto ai perduranti – grandi e gravi – deficit della Rai in materia di “sensibilità sociale” (vedi “Key4biz” del 6 febbraio 2019, “Rai, Mibac e la grande confusione sul fronte cinema ed audiovisivo”). Il Forum del Terzo Settore – è bene ricordare – il 31 gennaio scorso denunciava, assieme al Csvnet (che rappresenta la quasi totalità dei centri di servizio per il volontariato): “all’inizio di marzo, scadrà la proroga concessa dal Ministro per lo Sviluppo Economico per la presentazione del piano industriale e del progetto operativo Rai: ad un anno dall’approvazione del Contratto di servizio Rai 2018-2022, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 marzo 2018. Una delle annunciate novità fu quella di una ‘particolare attenzione alle offerte che favoriscano la coesione socialeNei principi generali del Contratto di Servizio, all’articolo 2, si parla della necessità ‘di raggiungere le diverse componenti della società, prestando attenzione alla sua articolata composizione in termini di genere, generazioni, appartenenza etnica, culturale e religiosa, nonché alle minoranze e alle persone con disabilità, al fine di favorire lo sviluppo di una società inclusiva, equa, solidale e rispettosa delle diversità e di promuovere, mediante appositi programmi ed iniziative, la partecipazione alla vita democratica.’. È quindi fondamentale garantire l’impegno perché tutto questo venga effettivamente soddisfatto (…)”.

A distanza di qualche settimana da quell’allarme, non ci sembra proprio che dal “piano industriale” approvato dal Cda Rai emerga la auspicata rinnovata sensibilità “sociale”, che pure è richiesta dal “contratto di servizio”.

L’Amministratore Delegato Fabrizio Salini ha sostenuto oggi che l’attenzione della Rai rispetto alla disabilità sarebbe “quasi spasmodica” (testuale): a noi, francamente, non sembra esattamente così, ma, a questo punto, ci auguriamo che divenga – come dire? – pervasiva ed esponenziale, estendendola a tutte le aree del “sociale”.

Clicca qui, per leggere il decreto ministeriale, a firma Luigi Di Maio, di nomina della commissione paritetica Mise-Rai sulla disabilità, ex art. 23 del “contratto di servizio” tra Stato e Rai.